Bersani-Monti, scambio di colpi proibiti. Alleati dopo la vittoria?
Albertini capolista al Senato della lista Monti. Una notizia che è stata giudicata dal Pd come un favore del Professore al Cavaliere, poiché renderebbe più difficile per il centrosinistra la conquista della maggioranza a Palazzo Madama. E Pierluigi Bersani, ospite a Sky Tg 24, coglie l’occasione per redarguire Monti a distanza e chiedergli chiaramente da che parte sta: “A me va bene tutto purchè queste mosse non aiutino a togliere le castagne dal fuoco a Berlusconi e alla Lega in Lombardia. Se accadesse non andrebbe bene e lo dovrebbero spiegare, vorrei capire contro chi combattono”. Immediata la replica del Professore ai microfoni di Radio Monte Carlo: “Nel Pd c’è un pò di tutto. Devono essere loro a chiarire cosa vogliono fare”. E assicura che in Lombardia non combatte contro nessuno, ma appoggia il “tridente Ichino, Albertini e Mauro”.
Il segretario Pd conferma poi l’apertura fatta da Enrico Letta a Mario Monti dopo il voto. “Dico da tre anni che intendo lavorare per un governo dei progressisti aperto a un dialogo con forze democratiche progressiste e moderate che siano ostative a un revival berlusconiano, leghista e populista. E rimango fermo su questo”, chiarisce. Bisogna evitare il “rischio di mettere nell’angolo un’esigenza di cambiamento – avverte – Metto in guardia sul fatto che questo tipo di posizioni possono alla fine aprire un varco alla destra”. Monti ribatte: “E’ prematuro” il discorso delle alleanze, “nella campagna elettorale dobbiamo schierarci sui problemi: successivamente arriveranno le alleanze, noi dobbiamo spiegare bene cosa vogliamo fare, così come è importante capire cosa il Pd intenda fare per esempio su infrastrutture, energie, Tav”. E continua: “Ci sono nel Pd posizioni diverse. Ci sono posizioni che bloccano alcuni settori”. “Sull’agenda Monti c’è chi è come Vendola è totalmente contrario, c’è chi come Bersani vuole prendere alcune parti e svilupparne altre e ci sono dei montiani dentro il Pd” che non sono d’accordo con la linea del partito, osserva il premier.
Bersani torna poi sulla definizione di “lepre da inseguire” data ieri al partito durante la presentazione delle liste alla Direzione. “Da questo momento tutti faranno la gara sul Pd – ribadisce -. La comunicazione è importante, ma conta di più quello che abbiamo seminato, il nostro vantaggio nasce Sulle questioni economiche, non manca una replica a Monti, che ieri aveva parlato di “parte della sinistra” che “soffoca i meccanismi di crescita”.”Quando andammo via nel 2001 – spiega il segretario Pd – si cresceva al 3.4%, noi non siamo nemici della crescita, abbiamo qualche idea sull’argomento”.
Destra e sinistra non sono superate. Quanto al leit motiv del Professore, secondo cui destra e sinistra sono categorie che appartengono al passato, Bersani ribatte: “Sinistra e destra sono vecchie categorie? Monti lo andasse a dire in Europa, verrebbe visto come un marziano. In tutta l’Ue esiste un centrosinistra e un centrodestra”. “Ichino poteva benissimo stare con noi – spiega Bersani – siamo un partito plurale e alla fine troviamo la sintesi”. Se poi ha lasciato il Pd “perchè non accettiamo la flexsecurity alla danese – continua – io rispondo: trovatemi i soldi e io domattina faccio la Danimarca”. E a conferma dell’assenza di ‘leaderismo’ nel partito, il segretario aggiunge: “Sarò l’unico a non mettere il nome nel simbolo”. Bersani torna poi a insistere sulla necessità di rendere progressiva l’Imu ma bacchetta Berlusconi per la promessa di abolirla. “Questo cose vanno viste nel quadro della compatibilità, ma già in Parlamento avevamo valutato la necessità di una progressività maggiore e di alleggerirla sulle prime case”. Quanto alla destinazione delle entrate, “bisogna progredire verso una devoluzione più ampia ai Comuni di questo tipo di imposta”, ha spiegato. Però “a Berlusconi dico: hai avuto 10 anni di tempo per abbassarla questa pressione fiscale, pare invece che sia possibile solo adesso…”.
. Bersani risponde ancora a Berlusconi che agita contro il centrosinistra lo spauracchio della patrimoniale: “Il nostro problema vero – spiega il segretario Pd – è il tasso di fedeltà fiscale e di trasparenza del sistema fiscale. I ricchi non devono andare via, devono pagare il giusto”. Il centrosinistra abbasserà le tasse ai ceti medio-bassi e le alzerà ai ricchi, ma senza arrivare alle aliquote adottate in Francia. “Va fatta una riorganizzazione delle aliquote irpef – aggiunge – e io credo che ci deve essere un alleggerimento, una riduzione delle aliquote più basse e un innalzamento di quelle più alte senza arrivare al 75 per cento”. Quanto al redditometro, chiarisce Bersani, “non è da stato di polizia fiscale”, ma ci sono mezzi più efficaci per stanare gli evasori, come “l’incrocio delle banche dati e l’uso della moneta elettronica”. E conclude: “Spero che gli italiani votino con la testa e non solo con il portafogli”.
A proposito delle liste approvate ieri, che hanno suscitato non pochi malumori interni, il segretario ribadisce che per i tre quarti i candidati sono stati eletti tramite le primarie, a riprova dell’alto tasso di democrazia del partito. E sull’esclusione di Roberto Reggi, braccio destro di Matteo Renzi, commenta: “Nessuna vendetta, abbiamo garantito il pluralismo e certamente abbiamo discusso anche con Renzi”. Redazione Online News Copyright © 2013 – tutti i diritti riservati
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