Governo, M5stelle: "Il no a Bersani è stato deciso all'unanimità" - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Governo, M5stelle: “Il no a Bersani è stato deciso all’unanimità”

(GUARDA LA DIRETTA) Non andrà a finire come per l’elezione di Pietro Grasso, spiega Crimi al termine dell’incontro. Bersani, premier incaricato, tornerà a mani vuote da Napolitano, il quale vede con tormento l’avvicinarsi della scadenza (il 15 aprile) del suo settennato. E’ probabile un nuovo mandato esplorativo a un tecnico per un “governo di scopo”

Il movimento 5Stelle comunica ufficialmente il suo no a un governo Bersani. Il no alla fiducia «di questi governi e’ stato deciso all’unanimità dai gruppi del Movimento 5 Stelle». Lo ha ribadito Vito Crimi ai giornalisti al termine delle consultazioni con il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, sottolineando la differenza delle posizioni assunte dai grillini rispetto all’elezione di Pietro Grasso a presidente del Senato. «Lì c’erano state posizioni difformi dal resto del gruppo ma, ricorda il capogruppo grillino al Senato, «quella non era stata una decisione presa all’unanimità».

Bersani, premier incaricato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo scorso venerdì 22 marzo, ha tentato il tutto per tutto per convincere il pentastellato a dare un sostegno alla formazione di un governo. «Solo un insano di mente può avere la fregola – ha detto nell’incontro con i capogruppo di Camera e Senato del M5s – di governare il Paese in questo momento. Io sono qui per prendermi una enorme responsabilità ma vorrei anche che tutti ne prendessero un pezzettino». Ma il faccia a faccia con il senatore Vito Crimi e la deputata Roberta Lombardi non ha dato l’esito sperato. Crimi ha ribadito che vogliono un esecutivo 5Stelle.
Non ci stanno i grillini a prendersi la responsabilità di lasciare il Paese senza un governo. «Noi siamo il risultato degli ultimi venti anni di questa politica, non la causa», ha detto Vito Crimi a Bersani. Crimi ha ribadito il no alla fiducia a qualsiasi esecutivo espressione dei partiti ma ha spiegato che sui provvedimenti illustrati da Bersani può esserci «sostegno pieno».

Pier Luigi Bersani spiega che da un lato la sua proposta prevede «un pacchetto governo rivolto a tutti ma non potabile per tutti», dall’altro «un altro pezzo del cambiamento, con la riforma della seconda parte della Costituzione». «Io sto predisponendo una proposta che rende esigibile a data certa un meccanismo di riforma costituzionale, dal numero parlamentari, al bicameralismo, al superamento delle province. Come avviene questa cosa? Con una convenzione», spiega Bersani. Un ‘organismo che attraverso un «meccanismo normativo a data certa consegni in sede redigente al Parlamento un progetto di riforma».
E poi,«Possiamo fare un regime solamente parlamentare, al limite senza Governo, possiamo anche valutarlo con calma, tra qualche giorno, non è che sto qua delle settimane… ho fatto questo giro, pausa di riflessione, poi vado dal presidente della Repubblica non è che stiamo qua dei mesi per sapere se c’è un Governo o no», ha detto Bersani rispondendo alla delegazione M5s che reclama anche tempi più rapidi nell’avvio dell’attività legislativa parlamentare. «Presupponete che c’e’ qualcuno che ci pensa – aveva prima osservato – se pensate “governate voi con l’appoggio esterno”, e’ una proposta, ne discutiamo col Capo dello Stato, a me sembra questa un pochino da ‘Ballarò”. E ha concluso: «Io vi rendo avvertiti, in scienza e coscienza e da una persona che non e’ ambiziosa, che io con tutti i giri che ho fatto, gli incontri che ho fatto: la cosa che sto dicendo è la cosa realistica, fuori da questo vedo un meccanismo che ci porta a passare dal “faremo, diremo” a “avremmo potuto fare, avremmo potuto provarci”».

Come andrà a finire? Bersani tornerà indietro dal presidente Napolitano con il mandato “esplorativo” senza la fiducia per la formazione di un governo. Per oggi sono rimandati a domani i tre incontri con Sel, Centro Democratico e conseguentemente la salita al Colle, prevista per domani, slitterà a venerdì. A quel punto il capo dello Stato potrebbe affidare il pre incarico a un tecnico, molti insistono sul nome di Pietro Grasso ma potrebbero essere altri per un cosiddetto “governo di scopo”, il quale traghetterebbe le Camere fino al 15 aprile giorno in cui si riuniranno in seduta comune per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. L’empasse continua. Giuseppe Cecchini Online News

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