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Viterbo allo sfascio va verso l’inesorabile declino

Il cambio di amministrazione non ha cambiato nulla, proprio nulla

Alfonso Antoniozzi

Alfonso Antoniozzi

A leggere gli articoli e le segnalazioni e i commenti e le lamentele diffusi un po’ su tutta la stampa locale, parrebbe davvero che a Viterbo vada tutto a catafascio. Mi sono domandato se sia proprio così, e allora ho fatto un esperimento: ho provato a guardare la città in modo distaccato, con gli occhi magari anche leggermente entusiasti di qualcuno che venga a visitarla per la prima volta.

Devo ammettere che il risultato di questo esperimento è stato rovinoso: dal fondo stradale di accesso alla città dissestato alle falle nella pavimentazione del centro storico riempite alla bell’e meglio con qualche colatina di asfalto, dalle fontane che spillano più acqua dal peperino che le riveste che dalle poche bocchette non intasate ai tombini che rigurgitano alla prima pioggia, dalla rara presenza di qualche cartello che ti racconti i monumenti al centro storico invaso dalle auto, dall’obiettiva mediocrità delle vetrine del centro sopravvissute alla crisi ai sacchi dell’immondizia abbandonati negli angoli, dai teatri chiusi ai pochi, tristissimi cinema aperti l’impressione è stata quella di aver visitato una città abbandonata a sé stessa, inesorabilmente avviata verso il declino.

La mia parte viterbese, invece, ci ha aggiunto il carico di quella sconsolata desolazione che a noi viterbesi viene sempre nel constatare che dopo le feste della patrona la città torna a immergersi in una sonnolenza apatica, destata solo da un guizzo natalizio dato dalle mediocrissime bancarelle, sempre tristi sempre quelle, che si assiepano in dicembre davanti a San Giovanni degli Almadiani.

Ma il fattore che a me, viterbese, lascia assolutamente stupefatto e mi impedisce di guardare al futuro della mia città con un filo di speranza è che malgrado il cambio della guardia nei palazzi amministrativi, nei fatti pare non esser cambiato nulla. Nulla.

Voglio dire: altrove, quando capiti un avvicendamento di colore politico alla guida di una città, si cerca almeno di dare un segno di discontinuità col passato. Un segno, Uno. Magari piccolo. Da noi invece i giorni si susseguono identici a prima. Sono convinto che se qualche cittadino si fosse distratto in periodo elettorale nemmeno si potrebbe accorgere che a palazzo dei Priori è cambiato qualcosa, e tutto questo nel silenzio assordante di quelle forze che prima, con l’amministrazione precedente, facevano giustamente da pungolo e alzavano cartelli e scrivevano righe su righe di denuncia sociale e culturale.

L’unico segno di novità pare essere una serie di iniziative pubbliche e private che reclutano volonterosi cittadini per ripulire lavatoi, fontane, strade e sottopassaggi facendo far loro gratuitamente il minimo sindacale del servizio che dovrebbe esser garantito dalle nostre tasse.

Sono iniziative che seguo con sentimenti alterni: se da un lato apprezzo l’impegno civico dei privati cittadini e fa anche piacere vedere amministratori in piazza con la ramazza in mano, dall’altro mi auguro che le iniziative private di volontariato restino una libera e propositiva forma di opposizione, lontane da ambizioni occulte o palesi di entrare in questo o in quel gioco politico, perché sia chiaro a chi è convinto del contrario che, davvero, non si può sempre fagocitare tutto e tutti per tacitare i pochi che hanno il coraggio di andare controcorrente.

Alfonso Antoniozzi

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