IDI, scoperto gene co-responsabile Linfomi Cutanei
“I ricercatori del Laboratorio di Oncologia Molecolare dell’IDI, diretto da Giandomenico Russo e coordinati da Maria Grazia Narducci, hanno dimostrato, per la prima volta, che il gene oncosoppressore chiamato PTEN, concorre allo sviluppo dei linfomi cutanei a cellule T. L’articolo e’ stato pubblicato nella rivista Blood, la rivista scientifica internazionale piu’ prestigiosa che si occupa di malattie del sangue”. Lo comunica, in una nota, l’Idi.
“I linfomi cutanei a cellule T – si legge – sono tumori che colpiscono i linfociti T, cellule del sistema immunitario, che si trovano anche nel sangue. In queste malattie i linfociti T diventano capaci di invadere la pelle e, nelle forme più aggressive come la Sindrome di Sezary, anche di invadere il sangue. Quest’ultima variante insorge molto raramente nella popolazione adulta, è particolarmente aggressiva e non facilmente curabile. La gestione dei pazienti affetti da questa patologia richiede, inoltre, un intervento costante e personale medico e infermieristico altamente specializzato. L’IDI è uno dei maggiori centri di riferimento in Italia per la diagnosi e la cura dei linfomi cutanei. Da più di trent’anni all’IDI esiste un reparto specializzato nella diagnosi e cura di queste malattie attualmente diretto dal Dr. Giuseppe Alfonso Lombardo, che insieme al Laboratorio di Oncologia Molecolare, all’Unità di Istopatologia e all’Allergologia studiano queste patologie avvalendosi di tecnologie avanzate che hanno permesso di migliorarne la diagnosi e la terapia. Questa ricerca, nello specifico, ha dimostrato che la totalità dei pazienti affetti da Sindrome di Sezary esprime bassissimi livelli di PTEN. PTEN diminuisce e questo fa sì che altre proteine, tra le quali una nota come AKT, si comportino in maniera “abnorme”, provocando la crescita non controllata delle cellule. In definitiva nelle cellule di questo tumore viene a mancare un freno naturale (PTEN) e le cellule diventano tumorali. PTEN e’ il gene più frequentemente alterato nei tumori umani: nel cancro della prostata, nel tumore dell’utero, nel glioblastoma, nei tumori della mammella e del polmone. Per questo motivo, da qualche anno sono in via di sperimentazione avanzata farmaci in grado di bloccare questa via biochimica. Questa scoperta quindi apre la via alle sperimentazioni con questi nuovi farmaci anche nei linfomi cutanei, tumori che a fino ad ora, non dispongono di farmaci specifici per la loro cura. La ricerca e’ stata realizzata dai ricercatori e clinici dell’IDI-IRCCS: Cristina Cristofoletti, Maria Cristina Picchio, Cristina Lazzeri, Valeria.Tocco, Elena Pagani, Antonella Bresin, Barbara Mancini, Francesca Passarelli, Antonio Facchiano, Enrico Scala, Maria Cantonetti (Dipartimento di Oncoematologia del Policlinico di Tor Vergata di Roma), Giuseppe Alfonso Lombardo, Elisabetta Caprini, Giandomenico Russo e Maria Grazia Narducci. Questo studio e’ stato realizzato grazie anche al sostegno dell’AIRC e del Ministero della Salute”.
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