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A Tiburtina il ricordo della deportazione. Collocata in stazione targa commemorativa

Marino: "Oggi il dovere di tutti noi è quello di perseverare con tutti gli strumenti che abbiamo per non dimenticare"

ricordo_tiburtinaIn occasione del 70esimo anniversario della razzia degli ebrei di Roma, si è svolta al binario 1 della stazione Tiburtina, la cerimonia di commemorazione della deportazione dei cittadini romani di religione ebraica. Alla presenza del segretario generale della Cgil Susanna Camusso, del presidente e dell’ad di Ferrovie dello Stato Lamberto Cardia e Mauro Moretti, del sindaco di Roma Ignazio Marino, del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, del presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e del presidente delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, è stata ricollocata la targa commemorativa che ricorda il rastrellamento del 16 ottobre 1943 con la scritta “Meditate che questo è stato”, tratto da “Se questo è un uomo”, di Primo Levi. Sotto la targa è stata posta anche una corona di alloro. Tanti gli studenti che hanno preso parte alla cerimonia e che sono intervenuti dal palco allestito per i discorsi delle istituzioni. “Oggi siamo qui – ha detto Marino – per ricordare con quanta ferocia la deportazione e lo sterminio colpirono il cuore millenario di Roma. Oltre mille persone videro spezzata la propria vita. Donne, uomini, bambini, neonati e anziani, intere famiglie, furono spogliati della loro dignità per una logica che mai potrà trovare giustificazione. Qui su questo binario il 18 ottobre i carri merci caricarono oltre 1000 ebrei romani e una scritta bianca in gesso segnava la destinazione: Auschwitz. Oggi il dovere di tutti noi è quello di perseverare con tutti gli strumenti che abbiamo per non dimenticare, per tenere viva una memoria condivisa. La targa che si apprestiamo a ricollocare è un doveroso omaggio ma soprattutto un monito verso chi vuole offuscare ciò che è accaduto”. Il sindaco ha poi ricordato la figura di Michele Bolgia: “che tolse il piombo ad alcuni dei vagoni sigillati”, e “per quel gesto fu arrestato e ucciso alle Fosse Ardeatine”.

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