Bilanci in rosso, dopo 500 anni si arrende il Fatebenefratelli? - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Bilanci in rosso, dopo 500 anni si arrende il Fatebenefratelli?

fgatebneTre servizi chiusi, tra cui la dialisi, quattro attività sanitarie ridimensionate e 170 lavoratori a casa. E’ il piano industriale ‘lacrime e sangue’ approvato dal cda del Fatebenefratelli dell’isola Tiberina a Roma dopo gli ultimi due bilanci in ‘grave rosso’. Un piano che, se la Regione Lazio non troverà una soluzione entro la fine del mese, entrerà nella fase operativa. Oggi lo stato di crisi é stato annunciato ai sindacati.

“Dopo 500 anni l’ospedale sta affondando” l’allarme lanciato oggi dal vicepresidente operativo frà Giampietro Luzzato, dal dg Carlo Maria Cellucci e dal ds Maurizio Ferrante. A chiudere, se la Regione non compirà “un atto politico” per salvare la situazione, saranno, oltre alla dialisi (che conta 60 pazienti), il Servizio psichiatrico di Diagnosi e cura (500-600 pazienti) e il Servizio trasfusionale, che ‘lavora’ circa 11 mila sacche l’anno, e serve anche altre strutture.

A fronte di un volume di attività rimasto pressoché invariato, dal 2005 al 2012, l’ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, hanno affermato i vertici del nosocomio in una conferenza stampa, ha subito un abbattimento tariffario e decurtazione di budget per un totale di 70 milioni, 9 milioni solo nel 2012. Prendendo in considerazione esclusivamente le funzioni di alta specializzazione, queste sono passate da una remunerazione di 18 milioni ad una di 8 milioni di euro.

“Alla Regione Lazio – ha poi dichiarato il dg Cellucci – non chiediamo soldi, non chiediamo di ripianare le nostre perdite, ma di trovare soluzioni alternative con la redistribuzione delle risorse o la riorganizzazione dei servizi, ad esempio diversificando le nostre attività per trovare un nuovo equilibrio”.

Cellucci ha spiegato che, tra le proposte avanzate già in passato alla Regione e che possono aiutare a risanare i bilanci, ce n’é una di recupero del San Giacomo, l’ospedale di via del Corso chiuso anni fa: “Abbiamo presentato un progetto di riutilizzo sociosanitario: un ‘ospedale rosa’ per le patologie femminili, un centro Alzheimer, un primo soccorso. Lo avevamo presentato a Marrazzo, senza risultati. La giunta Polverini ci rispose che mancavano le risorse”.

La Regione Lazio si dichiara “disponibile ad aprire subito un tavolo di confronto, purché si tolga la pregiudiziale dei licenziamenti e ci sia una interlocuzione autorevole per discutere il piano industriale. In ogni caso va precisato, che le difficoltà attuali non sono dovute a mancati pagamenti da parte del sistema sanitario regionale. La Regione liquida mensilmente alla struttura oltre 6 milioni di euro per le attività erogate. Le pendenze relative agli anni tra il 2006 e il 2011 sono state conteggiate e liquidate

per un importo di 47 milioni e 500mila euro. Parte di questa somma, pari a 9 milioni  e 600mila euro, è stata  vincolata al debito Inps. Le partite ancora aperte e in corso di accertamenti definitivi, dunque ad oggi non ancora certe ed esigibili, potrebbero ammontare a circa 8 milioni. Ci auguriamo che,  con questo possibile ulteriore intervento della Regione si possano risolvere le difficoltà attuali di una struttura radicata nel sistema sanitario cittadino”.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login