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IL PUNTO/ Scandalo Atac, il sindaco spieghi e faccia i nomi. O se ne torni in America e commissariamo il Campidoglio

Ignazio-MarinoDispiace chiamare in causa, ancora una volta, il sindaco Ignazio Marino; eppure non si può farne a meno. Il “caso Atac”, anche se concepito e messo in funzione quando l’attuale sindaco era ancora “americano” e faceva un altro mestiere, deve essere assolutamente chiarito in tempi brevissimi. Prima che la Regione versi all’azienda del trasporto pubblico i soldi appena promessi. Il chiarimento deve essere pieno sul duplice versante della gestione dell’azienda e del presunti “fondi neri” che sarebbero finiti ai partiti (di maggioranza e d’opposizione, di destra come di sinitra). Le rivelazioni di quella che viene definita “una qualificata fonte interna” devono essere verificate al più presto. Il sindaco non si limiti a parole di sdegno per i presunti truffatori, sia lui a tallonare i magistrati e a mettere loro fretta: i romani, come tutti gli italiani colpiti dalla crisi e con in previsione un ulteriore salasso destinato a tappare i buchi aperti negli ultimi anni nel bilancio capitolino da una classe politica e da amministratori a dir poco da quarto mondo, non sono più disposti a sopportare. I tempi del papa re sono finiti. Con che faccia l’inquilino del Campidoglio può chiedere all’estero investimenti per rilanciare la zona archeologica se il suo biglietto da visita contiene scandali ed
episodi di corruzione, o anche soltanto il sospetto come quello rivelato da Repubblica? In assenza di un chiarimento totale, che permetta ai cittadini di sapere cosa realmente è successo, e dia loro la soddisfazione di vedere puniti gli eventuali colpevoli, meglio che il sindaco se ne torni in America. E arrivi, se necessario, un commissario. Tanto, peggio di così per i cittadini non può andare. E allora, caro Sindaco, i romani ti invitano a scendere dalla bicicletta, a tirarti su le maniche e a fare pulizia. Altrimenti non sarai migliore di quelli che ti hanno preceduto e di chi ti circonda; nella tua maggioranza come nell’opposizione. Carlo Rebecchi

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