Perchè quell’assessore deve andare a casa. Il “caso Ravera” in controluce - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Perchè quell’assessore deve andare a casa. Il “caso Ravera” in controluce

Lidia Ravera

Lidia Ravera

“Porci con le ali”, scritto a quattro mani con un’altra figura mitica poi stemperatasi nel tempo fino a perdere la sua carica eversiva (Marco Lombardo Radice) è del 1976. Fece scandalo, in piena rivoluzione sessuale, e fu comunque uno dei romanzi più amati di quella generazione cresciuta sull’onda impetuosa del 1968. Lidia Ravera nasce come personaggio pubblico in quell’occasione. Quasi quarant’anni dopo è al centro di una confusa polemica socio-moral-politica per una sua affermazione all’interno di un articolo ospitato dal patinato, intellettuale, radical chic giornale telematico Huffington Post, versione italiana di un cult americano diretto dalla sofisticata Lucia Annunziata. Non entriamo nemmeno nel merito della frase incriminata, appartiene ad un’altra dimensione, ad un’altra storia. Parliamo della reazione violenta di una fetta di opinione pubblica, di un settore della politica. Dimissioni, Zingaretti faccia dimettere quell’assessore alla cultura. E ci fermiamo su questo punto. La giornalista Lidia Ravera è assessore alla cultura della Regione Lazio. Ma va? Non ce ne eravamo accorti, meglio, ce n’eravamo dimenticati qualche settimana dopo la presentazione della squadra di Zinga. Basta essere intellettuale di sinistra, magari un tempo rivoluzionaria, “contro”, per governare la cultura di una regione? Diciamo per correttezza che la Ravera è stata forse l’unica a far pubblicare integralmente in ossequio alla trasparenza i redditi suoi e dei familiari. E’ persona capace e corretta. Forse non era adatta al ruolo assegnatole dal Governatore, e forse per questo è legittimo chiedere una verifica, un avvicendamento. La lezione di “porci con le ali”, il messaggio di rottura, di discontinuità non è arrivato in Regione, non si è trasformato in atti rivoluzionari a costo zero, in iniziative, in proposte. Chiunque di noi aspira ad arrivare in una stanza dei bottoni come quella per provare a cambiare il mondo, a dare un segno. Ci si aspettava il botto, ma la carica eversiva è finita. Per questo si, delusi, chiediamo le dimissioni dell’assessore Ravera. Non per le cose che ha detto e ha scritto da privata giornalista, da scrittrice, da intellettuale un po’ demodè sul foglio patinato esclusivo della sodale Annunziata.

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