Perchè quel magistrato non deve nascondersi
Si ha l’impressione di vivere in un mondo rovesciato, dove i valori sono sconvolti, il bene, il male, la giustizia, la verità sono optional suggeriti di volta in volta dal marketing spinto da un oscuro playmaker. Dal caso Berlusconi, alle baby squillo spronate dalle madri, dagli ultras della Nocerina fino al giudice Di Matteo e alle oscure minacce della ‘Ndrangheta al Papa. Siamo ancora ostaggio di forze oscure e terribili. Berlusconi se condannato deve farsi da parte, le madri delle baby squillo devono prendere le figlie a schiaffoni ed essere di esempio, una partita di calcio deve rimanere tale, il giudice Di Matteo deve stare in prima fila, davanti a tutti, e non nascondersi, Riina deve essere messo in condizione di non nuocere. Le regole del gioco vanno ristabilite e fa tremare anche quell’accorato e indispettito appello di Napolitano al parlamento perché smetta di giocare e faccia la riforma elettorale. L’unica cosa che non si può fare è arrendersi e lasciarsi andare alla corrente. I valori, i punti fermi sono fin troppo ovvii, basta tenerli presente e applicarli, basta usare il buon senso e fare in fretta, dare segnali di inversione di rotta. Basta ragionare, nelle piccole e nelle grandi cose. I media possono fare molto, moltissimo in questo senso. Anche solo nella logica e nella valutazione delle notizie e della loro somministrazione. Quello di Di Matteo è un esempio lampante. Forse era il caso di tenere quella notizia nel cassetto, di non diffonderla. Alla faccia dello scoop che finisce per amplificare forza e potenza della mafia, dei cattivi, del male. Forse la mafia non è così forte, e forse quel giudice e questo Stato non sono così deboli. Ma se lasciamo credere alla gente il contrario siamo fregati. Possibile che non ci si renda conto della ovvietà di questa considerazione?
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