La beffa delle multe del Campidoglio

La pagina del sito del comune di Roma in cui si spiega il pagamento con la riduzione del 30 per cento
Il caso delle contravvenzioni del comune di Roma è paradossale e grave. I dirigenti alla riscossione del dipartimento delle Risorse Economiche inviano notifiche a casa dei cittadini per far pagare una seconda volta quelle ammende riscosse con la riduzione del 30 per cento. Verranno puniti i responsabili di tanta leggerezza e chi risarcirà il cittadino che deve difendersi da questi errori macroscopici che la pubblica amministrazione (visti i generosi livelli retributivi dei colletti bianchi) non può più permettersi?
Sono arrivate a casa dei romani, in questi giorni, multe da pagare. Peccato che le somme in questione siano già state corrisposte e quindi il Campidoglio abbia già riscosso il quantum. Il caso più curioso è quello della richiesta da parte del servizio contravvenzioni del comune di Roma del pagamento di una ammenda che invece è già stata pagata con la norma dello sconto del 30 per cento. La legge, entrata in vigore lo scorso 21 agosto, faceva parte del decreto “del Fare” e stabilisce una riduzione sulle multe pagate in fretta, cioè entro i 5 giorni dall’accertamento. La logica è quella di spingere il trasgressore a pagare subito iniettando così liquidità nelle casse dei comuni i quali risparmiano anche sugli avvisi, sulla carta e sui costi di amministrazione. E invece non è così. Il dipartimento delle Risorse economiche, gestito dal dirigente Pasquale Pelusi, già responsabile dello stesso settore ai tempi di Alemanno, riconfermato dal sindaco Ignazio Marino, sarebbe nel caos. Da quando ad Equitalia, la società di riscossione delle tasse e delle multe, non è stato più riconosciuto il ruolo di esattore, a cui invece è rimasta la parte delle notifiche, il comune di Roma è diventato il responsabile delle procedure d’incasso ma anche di riscossione. E sulla questione vessazione che ha portato i cittadini a chiedere agli amministratori di cambiare politica sulla gestione delle riscossioni sembrerebbe non esser cambiato nulla. I macroscopici errori delle cartelle inviate agli automobilisti non possono accadere nella pubblica amministrazione, soprattutto in tempi in cui la questione morale e le retribuzioni dei dirigenti degli enti locali sono a livelli altissimi. L’umore del cittadino non è dei migliori quando si vede recapitare a casa una notifica di pagamento che paradossalmente ha già versato. Che cosa sta succedendo negli uffici del Campidoglio per generare questa vetusta burocrazia costosa e mostruosa? E chi paga, alla fine del procedimento sbagliato, il cittadino che per giorni soffre e deve dedicarsi alla difesa tout court? I deboli ne saranno sopraffatti e non sapranno cosa fare per difendersi, chi avrà la possibilità si rivolgerà all’avvocato per il ricorso ma dovrà sborsare altri quattrini. Certo, questa non è l’equità sociale e l’efficienza che aveva promesso il neo sindaco Marino per la Capitale, ma soprattutto per i romani. Stefania Pascucci
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