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Faccia a faccia Marino-Cosentino: bilancio e poi rimpasto?

marinosBilancio e rimpasto, conto alla rovescia Marino incontra il neosegretario pd Cosentino. In Campidoglio sono più quelli che se ne vanno con Alfano che quelli pronti a tornare alla casa del padre: cinque a due. Alla Pisana è il contrario: nel Nuovo centrodestra confluiranno in quattro, mentre cinque andranno con Berlusconi nella riedizione di Forza Italia. Eccola la nuova geografia dell’ormai ex Pdl dopo la centrifuga del consiglio nazionale.

Per uno è stata una specie di rimpatriata, il gran ritorno in Campidoglio dopo anni di assenza: era dai tempi di Veltroni che non ci saliva più. Per l’altro un incontro tra vecchi amici, il collega senatore che come lui ha ormai cambiato mestiere, col quale ricominciare a parlarsi e a sfidarsi, di nuovo con un obbiettivo comune. Nel 2008 era l’efficienza del servizio sanitario nazionale, nella cui commissione parlamentare l’uno era presidente, l’altro capogruppo del Pd. Nel 2013 Roma e i suoi mille problemi  –  dal rafforzamento di una giunta piuttosto debole politicamente alla rapida approvazione del bilancio  –  affrontati da una prospettiva diversa eppure condivisa: l’uno da sindaco, l’altro da neosegretario dei democratici.

Hanno chiacchierato per oltre due ore, Ignazio Marino e Lionello Cosentino. Dalle otto del mattino fino alle 10,30 il capo del governo cittadino e il suo principale azionista hanno scambiato aneddoti e confidenze, soffermandosi  –  tra un caffè e una spremuta d’arancia  –  sui dossier più delicati da risolvere in fretta. E se anche la parola “rimpasto”, almeno ufficialmente, non è stata pronunciata, si è parlato con dovizia di particolari dell’ultimo braccio di ferro sui fondi della metro C tra l’assessore al Bilancio Morgante e quello alla Mobilità Improta. Per poi scivolare sugli anelli più deboli della giunta, in particolare la Cutini (Sociale) e la Barca (Cultura), rinviando però ogni ragionamento a quando sarà il momento. Non prima dell’inizio dell’anno prossimo. Partendo comunque da un invito del padrone di casa, subito accolto dall’ospite: “Dobbiamo fare squadra, solo così possiamo vincere le partite più difficili”.

Il bilancio, innanzitutto, la cui maratona in aula dovrebbe cominciare giovedì. “Sono molto preoccupato”, non ha nascosto Marino a proposito delle migliaia di emendamenti annuncianti dalle opposizioni, “abbiamo poco tempo e il rischio di andare oltre il 30 novembre è altissimo”. Consapevole che senza una maggioranza più che compatta e un Pd granitico la probabilità di farcela si riducono al lumicino. Ma confortato dall’esperienza vissuta con i presidenti di municipio: “Abbiamo fatto una riunione tutti insieme, loro hanno capito la drammaticità della situazione e in pochissimi giorni hanno fatto in modo di esaminare e approvare il parere sul previsionale”. Uno schema di gioco da ripetere e, magari, estendere pure al centrodestra sui temi di interesse comune, com’è già accaduto nella trattativa col governo sulla SalvaRoma. Anche perché “con il ministro Saccomanni i rapporti sono buoni”, ha scandito Marino, rivelando l’intenzione di continuare il dialogo con l’esecutivo. Obbiettivo: il riconoscimento normativo e finanziario delle funzioni di Roma capitale d’Italia. Il tempo dei marziani è finito: per governare, ormai Marino l’ha capito, del Pd non si può fare a meno.

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