Comune furbo, fa cassa con le multe - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Comune furbo, fa cassa con le multe

Il Campidoglio mette in bilancio 408 milioni di euro di ricavi dalle contravvenzioni. Fondi che dovrebbero essere in parte destinati ad interventi sulla mobilità e che vengono dirottati a sanare il buco nero dei conti capitolini. E se il cittadino paga due volte meglio ancora

vigili multeFare cassa. E’ l’imperativo della nuova giunta. 408 milioni di euro la somma prevista in bilancio delle multe del comune di Roma. Con le contravvenzioni e gli interessi pagati dai trasgressori romani si forma una cifra stratosferica da coprire metà del debito. Lo scorso 4 novembre la giunta Marino ha deliberato che il 50 per cento di questi proventi, pari a circa 210 milioni, sia destinato ad interventi «di sostituzione, di ammodernamento, di potenziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica delle strade di proprietà dell’ente», «al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, anche attraverso l’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi e dei servizi di Polizia Municipale», ad altre finalità connesse «al miglioramento della sicurezza stradale, relative alla manutenzione delle strade di proprietà dell’ente, all’installazione, all’ammodernamento, al potenziamento, alla messa a norma e alla manutenzione delle barriere e alla sistemazione del manto stradale delle medesime strade», alla «sostituzione, l’ammodernamento, il potenziamento, la messa a norma, la manutenzione e la gestione degli impianti di illuminazione pubblica stradale»; a interventi «per la sicurezza stradale a tutela degli utenti deboli, quali bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti, allo svolgimento, da parte degli organi di polizia locale, nelle scuole di ogni ordine e grado, di corsi didattici finalizzati all’educazione stradale, a misure di assistenza e di previdenza per il personale». Alla fine in realtà la giunta ha deciso che il 63% dei proventi delle contravvenzioni – pari a 133 milioni – sia destinato alla spesa corrente .
Il Campidoglio è obbligato a stanziare in bilancio le somme derivanti dalle contravvenzioni fin dal lontano 1992, quindi da ben 21 anni. In realtà quei soldi sarebbero impiegati e impegnati per altri settori. Non certo quello della mobilità, non certo per il manto stradale, per l’abbattimento di tutte le barriere che impediscono quotidianamente ai disabili di circolare liberamente, per il miglioramento del traffico, in primis per il trasporto pubblico. In due decenni, invece, è tutto peggiorato, dal traffico, ai mezzi pubblici, e le buche sulle strade di Roma sono diventate voragini. Il codice della strada è fondamentale per il rispetto delle regole, ma agli automobilisti non è concessa nessuna equità: solo multe, interessi e ablazioni. Eppure la normativa chiara: una quota delle entrate derivanti dalle multe deve trasformarsi in spesa corrente per migliorare la qualità della vita urbana di tutti, bambini, disabili, anziani, operatori di polizia municipale. In sostanza, si devono riparare le strade e offrire servizi, quali ad esempio i parcheggi. Il sindaco Marino di recente ha dichiarato (dopo aver chiuso al traffico via dei Fori Imperiali) che ora vorrebbe anche togliere i sanpietrini su via Nazionale e, al loro posto, mettere l’asfalto. Siamo su un fronte antropologico: sarebbe il caso di ascoltare di più i romani prima di andare a colonizzare la Capitale, togliendole i riferimenti culturali oltre a quelli archeologici. La sicurezza stradale non riguarda il tratto di via Nazionale, riguarda l’intera città. Che senso ha vessare sempre e solo il cittadino – automobilista per fare cassa e andare a coprire altri buchi (leggi le società partecipate in profondo rosso)? Gli interventi sulla mobilità non possono più attendere. Stefania Pascucci

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