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PARIOLI/Enoteca Bulzoni. Il vino vis-a-vis a prezzi umani

bulzoni-300x134Lungo l’intasatissimo viale Parioli, al civico 36, c’è un locale che sembra una vera oasi di pace – soprattutto se vi si entra per fuggire dal terribile traffico mattutino all’esterno (cari amministratori, fate qualcosa per la viabilità dei Parioli). L’enoteca Bulzoni, attualmente gestita da Alessandro e Riccardo Bulzoni, nasce nel 1929 e – come tutte le enoteche storiche di Roma – all’inizio era una rivendita di vini e olii. Il quartiere Parioli era una zona di periferia in costruzione e il locale di Emidio, nonno degli attuali gestori, fungeva da ristoro per gli operai in pausa pranzo, che vi andavano per bere vino (magari portandosi qualcosa da mangiare). Nato il quartiere, la clientela ha iniziato gradualmente a trasformarsi. Sempre più famiglie vi andavano per comprare vino da consumare tra le mura domestiche. Con i primi vini imbottigliati, negli anni ’50 e ’60, il padre Sergio amplia l’offerta e inizia a importare whisky, champagne e vini francesi. Da un paio d’anni a questa parte, il locale lavora anche con la mescita, ossia, volendo utilizzare un termine modaiolo, funge anche da wine bar. “La nostra filosofia – ci racconta Alessandro – è rimasta la stessa: consigliare al meglio il cliente cercando di offrirgli un buon servizio”. Questa, che mi era inizialmente sembrata una dichiarazione, per così dire, “di facciata”, è in realtà qualcosa in più. Se si parla coi loro clienti, o si fa semplicemente un giro per forum e blog, ci si rende conto che la cosa che più rimane impressa è l’ottimo rapporto qualità – prezzo, sia per le bottiglie che per la mescita, rapporto che molti non esitano a definire “il migliore che si possa trovare”. Altra particolarità molto apprezzata è la specializzazione dell’enoteca nei vini biologici, biodinamici, cosiddetti naturali. Rispondendo alla mia domanda riguardo l’abuso del termine “enoteca”, il gestore ritorna sull’argomento: “Sicuramente questo crea confusione nel mercato e  può rovinare l’immagine del nostro settore. Anche i supermercati hanno il reparto ‘enoteca’. Sta succedendo in tutti i settori: la globalizzazione tende ad appiattire le specificità dei singoli locali, ma la differenza è nel consiglio al cliente e nel servizio di qualità, che rimane una nostra prerogativa”. Anche il mercato dei vini, come qualunque altro, risponde ormai alle logiche del marchio e della pubblicità, logiche che su larga scala non possono che portare ad una ‘inumanizzazione’ del prodotto. Il ruolo delle enoteche allora – ben interpretato dai Bulzoni – dev’essere quello di guidare il cliente nel mare di etichette più o meno conosciute e, spesso proprio in base all’importanza del marchio, più o meno costose. Per un prodotto come il vino, inestricabilmente legato alla terra (oltre che a storia e cultura), la qualità non va sempre di pari di passo all”importanza della bottiglia e al prezzo. Consigliare un buon vino, magari biologico, al posto di uno più famoso e più costoso – ma di qualità simile o addirittura inferiore – diventa allora una precisa responsabilità nei confronti del cliente, quasi un atto pedagogico, cui il gestore di un’enoteca seria non può sottrarsi. E’ un lavoro di selezione, che i Bulzoni portano avanti anche per gli articoli gastronomici in vendita assieme alle 3000 etichette tra vini, birre, distillati e così via. “Al di là di tutte le banalizzazioni e di ciò che la pubblicità ci propone – aggiunge Alessandro Bulzoni – cerchiamo qualcosa di più profondo, di più vero, e siamo contenti di questa scelta. Cerchiamo un rapporto diretto con i clienti, vis-a-vis: la mercificazione non è nelle nostre corde.”. E’ significativo, a tal proposito, che già nel 1937 il nonno Emidio scrivesse nel suo quaderno ‘Consigli e Pratica del Commercio Vinicolo’ la frase: ‘i prezzi più bassi, i prodotti migliori’. Ed è interessante che tutto ciò avvenga ai Parioli.

Lorenzo Marziali

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