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NETTUNO/Svolta nell’omicidio di O’Micillo affiliato al clan camorristico Moccia: 3 arresti

POLIZIASvolta nelle indagini sull’omicidio di Modestino Pellino, ‘O’ Micillo’, l’affiliato di spicco al clan camorristico dei Moccia ucciso il 24 luglio 2012 a Nettuno, sul litorale laziale vicino a Roma. La Squadra mobile della capitale ha arrestato tre pregiudicati affiliati all’organizzazione criminale campana, ritenuti responsabili in concorso del delitto. La polizia romana ha ricostruito i momenti precedenti e successivi all’uccisione di Pellino, detto ‘O’ Micillo’, che avvenne in piazza a Nettuno e in pieno giorno. La vittima, trasferitasi nel capoluogo pontino da pochi mesi, era considerata un luogotenente di una delle più potenti famiglie camorristiche dei Moccia in quanto, secondo gli investigatori, controllava ogni attività illecita portata avanti per conto del clan nelle zone dei Comuni di Caivano, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore.Impronte digitali, tracce di dna su indumenti e spazzolini da denti, analisi dei movimenti delle celle telefoniche, intercettazioni. Sono questi gli elementi che hanno portato a chiudere il cerchio nei confronti delle tre persone arrestate: Raffaele L., Raffaele D. A., Luigi B., insieme ad una donna Anna C., indagata a piede libero, avrebbero organizzato e fornito base logistica e supporto operativo per l’omicidio. In particolare, la donna e uno dei tre arrestati sulla base di un provvedimento del gip su richiesta dei pm Maria Cristina Palaia e Barbara Sargenti, fingendosi una coppia in vacanza, avrebbe affittato l’appartamento. E’ invece caccia al killer, l’autore materiale dell’omicidio. E’ quanto emerso nel corso di una conferenza stampa negli uffici di via di San Vitale cui hanno preso parte il Questore Fulvio della Rocca, il capo della squadra mobile Renato Cortese, il procuratore aggiunto Michele Prestipino. “E’ stata una brillante operazione – ha commentato il questore – Un’indagine che ricalca quella delle terre di mafia che ha sicuramente dei grandi interessi a Roma e Provincia”. Quello di Modestino Pellino, secondo Prestipino “si è presentato fin dall’inizio come un omicidio particolare, una vera e propria esecuzione mafiosa fatta di giorno, in pieno centro, d’estate, in mezzo alle persone. Un delitto compiuto con freddezza e tecnica esecutiva assolutamente perfetta”.Tutto è partito dalla ricostruzione delle celle dei movimenti di cellulari nella zona al momento e nei giorni precedenti il delitto. Quindi è stata individuata un’abitazione base logistica e si è risaliti a chi aveva nella disponibilità l’immobile. “Si è trattato – ha detto il magistrato – di un delitto strategico maturato nell’ambito di una guerra tra gruppi per la gestione del traffico delle sostanze stupefacenti. Pellino, sorvegliato speciale con misura personale, apparteneva alla galassia criminale del clan Moccia dove operano diversi gruppi, ne era elemento di spicco e allora si stava occupando della riorganizzazione dei gruppi nell’hinterland napoletano. Anche se a Nettuno aveva iniziato a tessere una serie di rapporti, a creare un reticolo finalizzato all’espansione”. L’esecuzione del provvedimento da parte della Mobile di Roma – richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia – è la conclusione di un lavoro investigativo che ha visto gli uomini e le donne della polizia impegnati sin dal primo momento, quando Pellino è stato trovato morto nella piazza centrale di Nettuno ucciso con otto colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata. L’indagine della Squadra mobile di Roma è riuscita a individuare un gruppo di affiliati alla camorra che dopo avere eliminato Modestino Pellino sono subentrati nel controllo delle attività criminali della zona di Nettuno, sul litorale romano. Nel giro di pochi giorni sono diventati così potenti da raccogliere l’eredità lasciata da Pellino sostituendosi alla gestione dello spaccio di droga e delle estorsioni, arrivando al punto di essere riconosciuti come “l’ago della bilancia” delle dinamiche criminali della zona. Oltre a ciò erano diventati il punto di riferimento anche per altri gruppi criminali di zone differenti, che si rivolgevano a loro per gestire latitanti ricercati e nascondere armi necessarie per commettere delitti che avevano progettato e che sono stati evitati grazie all’intervento della polizia di Roma.

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