Occupare paga? E che altro dovrebbero fare se non li fila nessuno? - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Occupare paga? E che altro dovrebbero fare se non li fila nessuno?

MAMIANI_occupato“L’occupazione delle scuole si conferma uno strumento di lotta vitale, nonostante le accuse di ministri, presidi, giornali e la conseguente (e crescente) repressione”. Lo afferma il coordinamento studentesco nazionale il quale sottolinea una sempre maggiore difficoltà nella preparazione di queste occupazioni, o una scarsa capacità di tenuta, o ancora un disorientamento degli studenti su cosa fare una volta occupata la scuola o davanti alle misure repressive messe in atto da presidi e professori. Negli ultimi anni la crisi delle strutture studentesche ha lasciato molte scuole prive di collettivi solidi e attivisti formati, e così in tanti casi si è rotta la trasmissione delle lezioni degli anni passati.
Abbiamo incontrato Andrea Grippo, studente universitario di Scienze Politiche all’Università di Roma “La Sapienza” e coordinatore studentesco per la città di Roma.

Andrea, cosa sta succedendo nella scuola? Perché state occupando?
Negli ultimi 20 anni le varie controriforme hanno peggiorato sempre le condizioni di studio. Oggi ci sono edifici fatiscenti, anche senza i certificati di agibilità; mancano gli strumenti primi per la didattica (le lavagne, i gessi, le cattedre, la carta igienica), e in alcune scuole è stata imposta la chiusura il sabato per risparmiare sul riscaldamento. Spesso i genitori sono obbligati sotto la pressione dei presidi a finanziare quel materiale indispensabile per far proseguire la normale didattica, con contributi che partono da 100 euro (come al Liceo Mamiani), da pagare a metà anno. C’è addirittura l’I.S.A. sulla Tiburtina dove il tetto della palestra sta per crollare. Gli studenti non devono isolarsi: possono occupare, contestare, far sentire la loro voce sulle prese di posizioni dei governi ma per farlo serve la solidarietà dei lavoratori che sono gli unici che hanno la possibilità di colpire l’intera società. Le manifestazioni bloccano le strade, ma è il motore della società (insegnanti, autisti, segreteria) che possono far fare alla lotta quel salto di qualità che serve.

Che tipo di rapporto avete con i vostri insegnanti? Parlate dei temi e delle problematiche che sono alla base delle vostre manifestazioni? Vi ascoltano? Fate attenzione anche a quello che loro vi dicono?
Oggi anche gli insegnanti si trovano in condizioni di precarietà. Abbiamo visto avvicinarsi a quelle che erano le rivendicazioni degli studenti, anche quelle degli insegnanti. Molti professori sono parte integrante di quel processo di autogestione. Studenti e insegnanti, in queste occasioni fanno anche corsi di aggiornamenti in comune, fanno una didattica alternativa, discutono su quelli che possono essere temi di attualità.

Molti presidi si sono allineati per adottare una misura unica per sanzionare le occupazioni. Riuscite a dialogare?
Non esiste vicinanza tra presidi e studenti. Spesso usano repressioni e sanzioni che sono fuori dal normale. Qui a Roma non siamo arrivati alle forze di polizia come in altre città, ma lo strumento primo per scoraggiare le occupazioni sono il 5 in condotta, oppure l’annullamento delle visite culturali.

Ma voi cosa chiedete alla Scuola?
Vorremmo un’istruzione pubblica di massa e di qualità che ponga al centro la qualità del singolo studente, un quadro di crescita collettiva in cui non vi siano servizi di pagamenti esterni ma in cui vi siano servizi – a partire dalle aule informatiche fino alle visite culturali, pagate dai ministero e a portata di mano di tutti gli studenti. Rivendicare maggior diritto all’istruzione significa rivendicare i finanziamenti alle scuole private, l’abolizione ai finanziamenti alle operazioni militari piuttosto che i finanziamenti a fondo perduto che gli stati fanno alle banche.

E i genitori come si comportano?
Se prima erano contrari oggi notiamo una buona percentuale che è favorevole e incoraggia il proprio figlio o la propria figlia a partecipare attivamente alle occupazioni
Francesco Vitale

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