Santa Caterina della Rosa: pronta solo in primavera la prima ‘Casa della Salute’ - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Santa Caterina della Rosa: pronta solo in primavera la prima ‘Casa della Salute’

santa-caterinaSarà la prima casa della Salute nella capitale, ma non aprirà entro l’anno come aveva annunciato il governatore Zingaretti. Il Presidio Sanitario Santa Caterina della Rosa (Largo Preneste) sarà pronto al più presto entro la prossima primavera, ammette il direttore della struttura, Enzo Buldrini, ma ci vorrà un anno per la ristrutturazione completa. Delle altre tre Case della Salute laziali indicate nell’ultimo annuncio del presidente- Rocca Priora (RM), Sezze (LT), Pontecorvo (FR) e infine nel territorio della Capitale presso il Presidio Sanitario Santa Caterina della Rosa (Largo Preneste) – per ora non c’è traccia. Vale appena la pena di ricordare che il programma regionale prevede, entro il 2015 (termine dei Programmi Operativi 2013-2015), l’attivazione di almeno 48 strutture di questo tipo. Al S.Caterina, in ogni caso, si sta procedendo: ”Occorrono piccoli aggiustamenti, ma dovremmo farcela per la prossima primavera. La prossima settimana è previsto il secondo incontro con la cabina di regia della Regione. I locali temporanei sono stati individuati, i medici ci sono, ma non dipende solo da noi – spiega Buldrini – le Case della Salute, per loro natura, sono gestite dai medici di medicina generale, con le cui organizzazioni sindacali la Regione deve ancora giungere a un accordo”. La struttura aprirà inizialmente, per così dire, in via di sperimentazione per la durata di un anno, con primo soccorso h12 . Nel frattempo dovranno essere ultimati i lavori della quarta ala del presidio, 400 mq che ospiteranno fisicamente i locali della Casa della Salute e i nuovi postiletto: al termine del periodo di transizione si passerà quindi al servizio pieno h24. Un anno, assicura il Direttore, dovrebbe essere sufficiente per completare la ristrutturazione, sempre che sia adeguatamente finanziata. “Sarà un punto di riferimento per le patologie lievi, gestibili dal medico di base, con eventuale pernottamento: ci saranno dieci o dodici posti letto. Io la chiamo ‘camera di compensazione’: la visita generica sarà possibile a qualunque ora del giorno e della notte, evitando di intasare il pronto soccorso degli ospedali”. “Occorrerà un periodo di educazione sanitaria dei cittadini. In questo quartiere, ad esempio, vi sono moltissimi stranieri che al primo malore si rivolgono ai pronto soccorso. Per questo credo che, ove possibile, sia preferibile attivare i nuovi presidi in strutture diverse dagli ospedali, altrimenti sarà difficile sradicare quest’abitudine. Ai pronto soccorso vanno lasciati solo i casi più seri. Anche usare il termine ‘primo soccorso’ non aiuta: la gente è portata a credere che sia un intervento sanitario di serie B, quando in realtà così non è”. Il Santa Caterina funziona già da presidio sanitario pubblico sul territorio, e il processo di conversione risulterà molto più semplice rispetto ad altri casi. “E’ una situazione molto particolare – conferma Buldrini – perchè questo è già l’ospedale territoriale del futuro”. Effettivamente vi sono già quasi tutte le strutture e i servizi necessari: assistenza primaria e continuità assistenziale, ambulatori specialistici di tutte le discipline mediche, accettazione ben organizzata, radiologia, terapia del dolore, day surgery ecc. Si tratta di andare fino in fondo.

I nuovi presidi territoriali: in cosa consisteranno

Le Case della Salute sono presidi sanitari territoriali all’interno dei quali sono riassunte la funzione di primo soccorso per le emergenze e le patologie più lievi (i cosiddetti codici bianchi e verdi) e quella di integrazione socio-sanitaria. Medici di medicina generale saranno presenti h24 (inizialmente almeno h12) per fornire le cosiddette visite generiche a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per i pazienti che necessitano di stabilizzazione sarà possibile il pernottamento. Specialisti di ogni disciplina medica completeranno l’assistenza visitando i pazienti già ‘smistati’ dai medici di base. I casi più gravi saranno trasferiti negli ospedali e dagli ospedali arriveranno i pazienti fuori pericolo che necessitano però di ulteriori attenzioni. Tutto ciò permetterà di ridurre il carico dei pronto soccorso, sgonfiare le liste di attesa per le visite specialistiche e ridurre l’intasamento dei posti-letto ospedalieri, così riservati solo ai casi più gravi. Non solo: il risparmio sarà notevole, dal momento che un posto-letto in un ospedale costa alla Regione più o meno 1000 euro al giorno, mentre nelle Case della Salute il costo si aggirerà intorno ai 300 euro. Dal punto di vista dell’integrazione socio-sanitaria, importante sarà il ruolo delle nuove strutture nell’ambito dell’assistenza ai portatori di handicap e agli anziani non autosufficienti, nonché in quello della terapia del dolore per malati terminali, delle visite pediatriche e così via. Lorenzo Marziali

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