Tra Greccio e Corchiano i presepi viventi più suggestivi in scena fino al 6 gennaio - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Tra Greccio e Corchiano i presepi viventi più suggestivi in scena fino al 6 gennaio

presepe vivente+Per respirare a pieno l’atmosfera tipica delle festività, ancora per qualche giorno, nel Lazio sono due gli appuntamenti imperdibili, eventi unici che uniscono spiritualità e gastronomia in un clima davvero particolare. Per il primo basta il nome: il Presepe di Greccio, la prima rappresentazione della Natività della storia che fu ideata in questo centro del reatino da San Francesco d’Assisi; il secondo è un vero e proprio spettacolo teatrale all’aperto organizzato in un contesto unico, il monumento naturale delle forre di Corchiano, in provincia di Viterbo. Il presepe di Greccio – visitabile il 4, 5 e 6 gennaio – spegne quest’anno 790 candeline. Nel 1223, di ritorno da un viaggio in Palestina, San Francesco decise di ricostruire in questo luogo le scene della Sacra Natività di Betlemme: nacque così il primo Presepe della storia. L’edizione 2013 si annuncia ricca di novità che vanno dalla sceneggiatura rivisitata fino alle nuove musiche, senza dimenticare il rinnovato e spettacolare impianto di luci; restano ovviamente intatte la fedeltà delle scene – ancora oggi la celebrazione si snoda lungo i sei quadri viventi immaginati dal Santo di Assisi – la cura dei costumi, la bravura degli interpreti e la bellezza di un luogo dalla natura incontaminata, circondato da stupendi boschi di querce ed elci. Il ricco programma della manifestazione prevede anche mostre fotografiche, convegni, esposizioni di presepi artistici, mostre di pittura e gli immancabili mercatini natalizi. Ma se si decide di raggiungere Greccio vale la pena assaggiare i piatti tipici del luogo, che derivano da una cucina povera e genuina che in occasione del Natale si esalta in un trionfo di profumi e sapori: i frascarelli conditi con un sugo brodoso, il coppo piatto con gamberi di fiume, il baccalà con le prugne e ancora i dolci, come i mostaccioli o il pampepato, dei quali anche San Francesco andava ghiotto.

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