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RIFIUTI/Negli atti dell’inchiesta l’ingerenza di Cerroni sulla politica

Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti dice di aver sempre lavorato per la chiusura di Malagrotta, anche da presidente della Provincia di Roma, e annuncia querele ai giornali che lo hanno tirato in ballo

manlio_cerroniIn oltre centomila pagine di atti c’è il ‘sistema Cerroni’ dei rifiuti a Roma e nel Lazio. Una mole sterminata di documenti che raccontano i rapporti con la politica e con le istituzioni, le pressioni a tutti i livelli per ottenere provvedimenti favorevoli o far revocare quelli avversi. E la politica si interroga sul passato e sul futuro. Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando annuncia che l’eventuale, prossimo commissario all’emergenza avrà un profilo diverso. «Sarà un facilitatore, un acceleratore delle procedure», dice. E il ministero valuta se costituirsi parte civile nel probabile processo, per ‘danno ambientale’. Dalle informative del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Roma che dal 2008 indaga sull’avvocato Manlio Cerroni e gli altri, emergono nuovi particolari sul presunto ‘sistema’. Molte circostanze non sono poi finite nella richiesta d’arresto della procura di Roma e nell’ordinanza del Gip che ha portato ai domiciliari l’87/enne imprenditore e altre 6 persone nove giorni fa. Ma sono comunque rilievi investigativi che colpiscono. Come le parole della ‘scheda personale’ redatta dai carabinieri su Piero Marrazzo, ex governatore di centrosinistra del Lazio, indagato per falso e abuso d’ufficio. A lui si attribuiscono «alcuni atteggiamenti che potevano inquadrarlo in un contesto di organicità all’interno del sodalizio». Marrazzo nega tutte le accuse. Oppure il giudizio del Noe sul prefetto Goffredo Sottile, commissario ai rifiuti da metà 2012 a pochi giorni fa. I carabinieri scrivono degli «intendimenti di Sottile, finalizzati ad apportare vantaggi alle aziende di Cerroni», attraverso la scelta di Monti dell’Ortaccio per la nuova discarica di Roma. E, ancora, le presunte pressioni sul prefetto Giuseppe Pecoraro predecessore di Sottile, per gli investigatori molto meno ben disposto con ‘il Supremo’. «Il marcato contrasto di Cerroni all’ipotesi di realizzazione di un impianto in Corcolle – si legge in una informativa -, esternate attraverso lettere e telefonate, e le dimissioni di Pecoraro trovano una straordinaria coincidenza logico-temporale». C’è poi il capitolo della presunta tenaglia tra gruppo Cerroni e dirigenti ‘amici’ alla Regione per garantire il monopolio. Con in primo piano Luca Fegatelli, direttore ai domiciliari per associazione a delinquere, che raccontava in una telefonata intercettata di firmare «il 60% delle carte» della Regione. Questa avrebbe costretto i Comuni, per l’influenza di Fegatelli, a conferire i rifiuti agli impianti di Cerroni. E chi era fuori dal ‘girò, come un imprenditore sentito dal Noe, e rifiutava favori a Cerroni, afferma di essere finito nei guai con gli Enti locali. Il fiume di rivelazioni che tracima dall’inchiesta provoca le reazioni politiche. Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti dice di aver sempre lavorato per la chiusura di Malagrotta, anche da presidente della Provincia di Roma, e annuncia querele ai giornali che lo hanno tirato in ballo. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, nei mesi scorsi schierato contro l’ipotesi discarica sull’Ardeatina, approva invece le parole del ministro Orlando sul prossimo commissario, se mai ci sarà. Prima di decidere, il ministero ha chiesto a Regione e Campidoglio un piano di garanzia per uscire dall’emergenza.

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