A Roma 40mila gabbiani, è allarme. "Troppi rifiuti. Un pericolo anche per l'uomo" - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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A Roma 40mila gabbiani, è allarme. “Troppi rifiuti. Un pericolo anche per l’uomo”

Il caso scoppia dopo la colomba del Papa attaccata in Vaticano. Questi enormi volatili hanno scelto la capitale non più come luogo di passaggio, ma per nidificare: è l'habitat migliore

gabbiano-mangia-colombaDomenica la colomba lanciata da papa Francesco ghermita e predata da un gabbiano e un corvo sopra gli occhi di migliaia di fedeli in piazza San Pietro. E ieri subito le polemiche dell’Enpa, l’ente nazionale protezione animali che chiede al pontefice di interrompere il rito del lancio. Il fatto è che ormai Roma è invasa dai gabbiani reali e dalle cornacchie. Questi enormi volatili hanno scelto la capitale non più come luogo di passaggio, ma per nidificare. Quale habitat migliore della nostra città, che per decenni ha assicurato succulenti pasti al “ristorante Malagrotta” e continua ad offrire cibo a volontà dai cassonetti ridondanti di rifiuti? “I gabbiani – avvisa Bruno Cignini, zoologo e direttore del dipartimento Ambiente del Comune – si riproducono a ritmi esponenziali: da ogni coppia nascono almeno due piccoli, e ormai siamo a 40mila esemplari”. “Altro che cercare di impedire al Papa di lanciare colombe dalla finestra di piazza San Pietro – ribatte all’Enpa il deputato Pd, Michele Anzaldi – Il caso del volatile simbolo della pace finito vittima di gabbiani e corvi è l’ennesima conferma che il problema dei gabbiani a Roma sta assumendo dimensioni enormi, e peggiorerà con la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta”. Lo scenario disegnato da Anzaldi per l’immediato futuro è agghiacciante: “Ci saranno migliaia di gabbiani che si riverseranno inevitabilmente sulla capitale. L’ecosistema cittadino verrà stravolto, gli stessi romani saranno in pericolo”. Secondo Cignini il rischio c’è, eccome: “Nel periodo della riproduzione, tra aprile e luglio, i gabbiani diventano violenti e attaccano le persone che si avvicinano per difendere le uova. Gli uccelli più piccoli, come i passeri, i pettirossi, gli scriccioli, stanno sparendo dalla città, predati dai gabbiani”. E dire che tutto è iniziato nel 1973, quando Fulco Pratesi portò allo zoo una gabbianella zoppa trovata nell’isola di Giannutri. La gabbianella richiamò un gabbiano di passaggio che scese ad accoppiarsi. Da allora i gabbiani presero a nidificare: prima nel recinto degli elefanti, poi sulla roccia delle tigri, infine hanno invaso il centro storico. Il Comune ha cominciato a pensarli come un problema, esattamente come gli storni. Ma per gabbiani e cornacchie non esistono ultrasuoni che riproducano urla di terrore per allontanarli. “Bisogna controllare le nascite, impedire loro di nidificare – riprende Cignini – a Trieste hanno adottato il sistema di togliere le uova dal nido. Qui gli animalisti sono contrari e c’è una legge, la 157, che li protegge come specie selvatica. È un bel problema…”.

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