Ma che colpa abbiamo noi - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Ma che colpa abbiamo noi

pag.1Ci  promettono mari e monti, ma non sanno garantire nemmeno quel minimo di vivibilità che consentirebbe di tirare avanti in attesa di tempi migliori.Abbiamo bisogno di case, asili, strade senza buche e pulite, senza doppie file, senza mendicanti, rom, lavavetri, sbandati, abbiamo bisogno di servizi pubblici che funzionino, di sicurezza (ogni giorno a Roma quindici rapine), di incentivi per produrre, di posti di lavoro. Incassiamo, oggi come ieri, distratti impegni su progetti faraonici. La casa della scienza, una illuminazione hollywoodiana per i Fori, nuove chiusure al traffico. Non sono bastati la nuvola di Fuksas, il ponte della musica, e via dicendo. I pochi soldi devono per forza essere orientati verso realizzazioni non immediatamente necessarie? In un bilancio familiare si pensa prima alle emergenze e alle spese routinarie di sopravvivenza, il superfluo è accantonato. Perché deve essere diverso amministrare una città? Perché deve essere così difficile dimezzare l’esercito di addetti che circonda la Giunta e il Consiglio comunale quando è a rischio l’assistenza ai disabili dopo i tagli dell’ultimo periodo? Come spiegare alle famiglie escluse dai servizi che il sindaco ha idee grandiose per la testa ma non ha la minima idea di come rendere più facile la vita ai cittadini in difficoltà? Se sono cresciuti con progressione geometrica i mendicanti, se in alcune zone ogni cento metri c’è un giovane negro con il cappello in mano a chiedere l’elemosina, se gli abusivi si sono impossessati della città  a chi va presentato il conto? Che colpa hanno i romani di tutto questo? Quello di aver creduto ancora una volta alle promesse, a chi chiedeva di “immaginare” un futuro migliore? Roma è realtà difficile, il Lazio è realtà complessa. Ma abbiamo anche da troppo tempo dirigenti mediocri, incapaci di dare respiro ad una capitale, ad una regione che meritano di meglio.  Gli scandali di Malagrotta, Cerroni e discariche varie, quelli dell’Atac, le parentopoli, possono essere classificati come mali endemici? E’ così difficile trovare degli amministratori seri, onesti, e insieme preparati e lungimiranti. Senza ripercorrere discorsi già fatti basta scorrere le cronache dei giornali di questi giorni. Se era stato difficile, complicato scegliere un comandante dei vigili, se è ancora difficile e complicato, a un anno dall’ultima tornata elettorale, mettere in campo un nuovo management per la sanità pubblica regionale (è tutto  congelato, in un  incredibile, tragicomico fermo-immagine), è stata una imbarazzante scivolata di gusto anche la individuazione del nuovo responsabile dell’Ama. Speriamo che almeno questo funzioni. Ha governato i rifiuti napoletani, a Roma dovrebbe essere più facile, ma non è detto. Pare che anche per Roma Metropolitana si voglia cambiare squadra di comando. Con l’Atac il cambio c’è stato ma le cose non sono migliorate di molto. L’impressione è che si navighi a vista, aspettando che qualcuno arrivi a togliere le castagne dal fuoco. Troppe categorie in rivolta, troppi fronti sui quali combattere per un Campidoglio di fatto paralizzato da questioni politiche. Comanda il Pd, scosso e diviso a livello nazionale e confuso a livello locale. Si aspetta il 16 febbraio per sapere chi guiderà il Pd del Lazio. Sarà Fabio Melilli, già presidente della Provincia di Rieti, oggi in Parlamento e desideroso di tornare in gioco? Non è un elemento ininfluente, anche una piuma può far pendere in un senso o nell’altro il delicatissimo asse di equilibrio sul quale si basa la gestione del potere in Campidoglio e quindi a Roma. Marino è una pedina, un ostaggio. E Lionello Cosentino, l’uomo forte del momento, sembra non riuscire da solo a garantire il controllo della situazione. Si sono inventati una cabina di regia per accompagnare il sindaco-chirurgo nelle sue scelte quotidiane. Di potere, di nomine, ovviamente. A Cosentino non interessa certo più che tanto se e quando verrà pedonalizzato il Tridente; interessa chi e come governerà il processo di cambiamento, a quale corrente apparterranno le pedine da spostare sulla complessa scacchiera capitolina. Paradosso. Grandi idee, sogni di grandezza per una capitale europea e poi scopri che a governare sono dei grigi politici di secondo piano – senza offesa per nessuno – come Francesco D’Ausilio, Maurizio Zammataro e Gianluca Peciola? I grandi della politica se ne stanno ai margini, a vedere come va a finire, i tessitori continuano a tessere trame invisibili di affari, di intrecci di interessi e volano alto, lontano dalla volgare vita di ogni giorno. Che colpa hanno i romani se uno dei personaggi più in vista è  Nicola Zingaretti, che galleggia, se ne sta sulla nuvoletta in attesa che qualcuno lo chiami a  salvare la patria? Siamo ridotti così male? La Regione è ferma anche per questo. Qualche azione di risparmio, qualche delibera ineludibile. Ma per il resto solo melina. Aspettando Godot

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