C'è davvero troppa confusione nell'operazione Case della salute - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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C’è davvero troppa confusione nell’operazione Case della salute

sanità-lazio-zingarettiSiamo arrivati a febbraio e delle Case della Salute annunciate in autunno dal governatore Zingaretti nell’autunno scorso nemmeno l’ombra. Certo, se ne discute ovunque, soprattutto nei centri che hanno dovuto ingoiare il rospo della soppressione o del ridimensionamento dell’ospedale locale. Si pensa, si organizza, si promette, probabilmente si illudono cittadinanze e amministrazioni  locali. Peraltro campanile e orgoglio fanno pendere l’ago della bilancia per il rilancio della struttura già esistente, la riconversione non piace, rappresenta una sorta di diminutio. E gli inviati di Zingaretti certo non sanno spiegare ciò che probabilmente nemmeno loro hanno capito fino in fondo. In altre regioni italiane si giudica negativamente l’esperienza delle case della salute, che di fatto non sono surrogato dell’ospedale, spesso non risolvono i problemi del territorio e sul piano della gestione rappresentano confusione, incognite e appesantimenti. Ma Il Lazio veleggia per conto proprio e tira dritto. Come andranno riorganizzate, ristrutturate, dimensionate queste nuove strutture non si sa, ma intanto nei giorni scorsi è stata fatta uscire la notizia che è pronto il decreto ad hoc. E se non c’erano idee chiare e  accordo sugli obiettivi e sui mezzi prima ora sarà tutto ancor più complicato. La bozza definitiva spiega che nelle case della salute sarà apicale la figura del “Dirigente medico di distretto”, responsabile per gli aspetti igienico-sanitari e per quelli gestionali. Verranno costituite equipe multidisciplinari e multi professionali, previsti programma formativo ad hoc e informatizzazione processi.  Anche per chi non avesse dimestichezza con i termini del burocratese sanitario è chiaro che l’affare si complica e i tempi si allungano. Quando di parla di nuove nomine e della costituzione di equipe…Ma il commissario ad acta, e cioè Zingaretti ha intanto fatto immaginare ai suoi uno scheletro di struttura. La bozza spiega che le nuove realtà rappresenteranno “una rete di strutture territoriali organizzate per livelli di complessità assistenziale”. Esse saranno collegate tra loro “con le strutture di ricovero pubbliche e private accreditate, con le Unità di Cure Primarie esterne alla struttura, con le farmacie pubbliche e private, e con gli altri presidi presenti sul territorio per garantire un’offerta di servizi tale da assicurare l’efficace presa in carico dei cittadini e il coordinamento delle risposte da garantire loro”. E per raggiungere tali obiettivi è stato stabilito che “i software della cartella orientata per problemi (Cmop) della medicina generale dovranno essere in cloud; la piattaforma Siat dovrà integrarsi con gli applicativi in uso nella medicina generale”. Tutto chiaro? Beati voi. Di solito dietro ai paroloni in gergo si nasconde confusione e la incapacità di comunicare normalmente. La chiave di tutta l’operazione sta nel ruolo del medici di base,  quelli cioè che dovrebbero far funzionare queste creature realizzando l’alternativa sul territorio all’ospedale. Dice il documento di Zingaretti che tutti i medici di medicina generale potranno lavorare presso le Case della Salute senza obbligo alcuno mentre, allo stato attuale, non sono state previste corsie preferenziali per i medici precari. Il raccordo funzionale con il territorio e con gli altri presidi aziendali dovrà realizzarsi soprattutto mediante “la condivisione di una piattaforma informatica, su cui rendere disponibili ai professionisti le informazioni utili al trattamento dei pazienti”. Che cosa questo significhi esattamente dovremmo farcelo spiegare dal dottor Bartoletti, appena confermato a capo della categoria nel Lazio (Fmmgi). Non è chiaro fino in fondo chi metterà i soldi e la faccia nell’operazione. Ma non è finita, c’è un soggetto in più in partita, la farmacia. Perché il percorso attuativo delle Case della Salute prevede che ci siano anche le farmacie convenzionate all’interno della rete di strutture territoriali organizzate e collegate tra loro. Il decreto Zingaretti le vede impegnate ad”assicurare l’assistenza farmaceutica presso il domicilio dei pazienti non autosufficienti nell’ambito dei percorsi assistenziali delle rete integrata Ospedale-territorio individuati dalla Casa della salute di riferimento”. Ancora paroloni, frasi ad effetto, oscure nella sostanza. Il presidente di Federfarma Lazio, Franco Caprino, è entusiasta ( gli associati, confusi, un po’ meno a quanto pare): finalmente farmacista e farmacia vengono integrati nel sistema in un contesto sanitario dal quale eravamo esclusi. Ma mette le mani avanti, il percorso prevede una fase sperimentale. E’ la parola chiave, purtroppo.  Gli utenti laziali non siano ottimisti.

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