La congiura del silenzio che opprime il Raphael
Continua la battaglia di Oreste Zambrelli contro un vero e proprio muro di gomma
Della Raphael srl, la struttura – ora vuota – che ospitava 40 pazienti psichiatrici, tornati poi al Santa Maria della Pietà, in barba alla legge Basaglia, sotto un nuovo dipartimento che si occupa esclusivamente di riabilitazione fisica (dipartimento di medicina fisica e riabilitazione) non vuol parlare nessuno. E senza risposta sono rimasti denunce, ricorsi e contro ricorsi di Oreste Zambrelli, il legale rappresentante della Raphael, che da oltre dieci anni, insieme ai suoi figli, sta portando avanti una battaglia che sembra non aver mai fine. La Asl Rm E si chiude nel silenzio. Il direttore generale Angelo Tanese, tramite la segreteria, anticipa una risposta che al momento di andare in macchina non è ancora arrivata. E mentre si attendono risposte dal presente, si pensa al passato e alle tante raccomandate, richieste, telegrammi e email inviate ai Presidenti Storace, Marrazzo e Polverini. Ci si domanda: come mai Zambrelli è rimasto solo in questa battaglia? Perché nessuno alza la voce con lui? Perché le stesse famiglie dei pazienti non fanno nulla? Facile pensare che qualcuno, tra i più deboli, sia stato obbligato al silenzio, pena l’espulsione del proprio figlio o altro familiare dal dipartimento. Impossibile da dimostrare, ovviamente, e quindi non sostenibile. Pare che un infermiere abbia parlato e che da allora sia rimastoè disoccupato senza riuscire a trovare posto in alcuna azienda sanitaria. Non dimostrabile, non vale. La congiura del silenzio, oggi come nel passato. Siamo nel luglio 2004, la Raphael ha ospitato pazienti per ben 4 anni senza che nessuno dei responsabili della Asl e della Regione Lazio, ripetutamente informati e sollecitati, si preoccupasse di sanare la situazione di illegalità con la quale la stessa Raphael era costretta ad operare, in partenariato con la RmE. Le uniche autorizzazioni all’apertura e al funzionamento furono rilasciate nel 2000 dal Direttore del Dipartimento di Salute Mentale, Gianfranco Palma. Ma i rapporto con questo direttore cambiano con l’arrivo in Regione di Storace. Zambrelli vorrebbe solamente lavorare in trasparenza e soprattutto nella legalità. Ma in uno dei colloqui con il direttore del DSM si sente rispondere frasi del tipo: “Lei non deve vedere, sentire o parlare”. Indimostrabile. Il direttore generale nel 2004 era Franco Condò. Sì, proprio lui, il dg della Asl RmE che fu dichiarato decaduto dalla carica a causa di “gravi disavanzi di gestione”. Tanto da essere condannato anche dalla Corte dei Conti insieme al suo successore, Maria Sabia, per un danno erariale dopo alcuni lavori di ristrutturazione al Santo Spirito. Tra loro c’era anche l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci.
Condò, con una delibera della Giunta regionale del Lazio a gennaio 2009, amministrazione Marrazzo, è stato dichiarato decaduto dalla carica di direttore generale della Asl Roma E per una serie di inadempienze. Ma una volta uscito dalla porta, è rientrato dalla finestra, come consulente della stessa Asl, grazie all’amministrazione Polverini. Strano giro. La governatrice nomina come dirigente dell’azienda sanitaria Maria Sabia, ex direttore amministrativo della stessa. E quest’ultima a sua volta nomina Condò suo consulente. In quello stesso periodo (dal 2003 al 2005) Zambrelli denuncia alcuni dirigenti della Asl RmE e gli stessi Condò, Sabia, Palma e l’avvocato Guido De Santis, fino al 2005 consulente legale dell’Azienda sanitaria. “Nel solo periodo dal 29/04/2004 al 15/09/2005 – si legge in una relazione inviata alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica di Roma – lo sperpero di denaro pubblico nella sola struttura Raphael di Via Cassia in Roma ammonta a 2.960.000,00 euro”. Difficile passarla liscia, la Nomenklatura non perdona.
La Corte dei Conti però archivia la denuncia di Zambrelli e anche una della Fials, Federazione italiana autonoma lavoratori sanità, per la stessa vicenda. “Non capisco come sia possibile” si chiede Zambrelli . In effetti risposte non arrivano. Lo stesso Zambrelli denuncia sia la gestione di Condò, sia l’operato dell’azienda sanitaria che dirigeva. La magistratura contabile condanna questo operato, ma nello stesso tempo archivia la denuncia dello stesso Zambrelli, senza mai rendere note le motivazioni. Il silenzio. “Io potevo tranquillamente stare zitto e prendermi i soldi della Asl pur non avendo pazienti – si sfoga Zambrelli – ma ho creduto fosse mio dovere denunciare la cosa. Il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, fa appelli per incentivare la collaborazione dei cittadini per agevolare l’operato della magistratura contabile ma, alla luce di quello che mi è successo, mi sembra che tale collaborazione non serva a nulla”. È proprio roba da matti. I pazienti continuano a stare dentro il Santa Maria della Pietà. Lì c’è anche un parco. Zambrelli e figli continuano la battaglia. Nei prossimi giorni dovrebbero avere un incontro in Regione. Vedremo se la risposta oltre a essere efficace potrà divenire efficiente. (2-continua). Francesco Vitale
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