SAN CAMILLO/Prescritti: parla la direzione generale
Continua l’emergenza barelle al Pronto Soccorso del San Camillo, come in diverse altre strutture capitoline, come anche la vicenda dei prescritti che pone sempre più l’attenzione sulla responsabilità delle istituzioni che dovrebbero prendere in mano la situazione. Diversi, in questo senso, sono stati gli appelli lanciati a Zingaretti. La vicenda dei prescritti è un discorso complesso, che va ricondotto «all’interno della questione del blocco turn-over del personale nel Lazio – ha detto Aldo Morrone, Direttore generale del San Camillo – Forlanini – Nel frattempo, in un mese abbiamo fatto 4 trapianti di cuore, all’interno di fondi assegnatici, non con fondi extra, e non abbiamo fatto tagli di nastri». Il problema dei prescritti, del taglio dei posti letto, del blocco del turn-over ormai è storia vecchia, come Roma, che però si ripropone nel quotidiano perché le risorse non bastano e la richiesta di cure è in costante aumento. E ritorniamo alla discussa questione dell’efficacia del Piano di rientro della Sanità laziale su cui si interrogano in tanti che, se da un lato farebbe pareggiare i bilanci, dall’altro porrebbe fine alla mission della sanità pubblica, e costringere chi ha le possibilità economiche a rivolgersi al privato. E che fine fa chi queste possibilità non le ha? «Nell’ultimo anno – ha continuato Morrone – abbiamo fatto più di 250 mila prestazioni radiologiche al Pronto Soccorso. Questo perché, invece di fare i controlli sul territorio, la gente malata va al Pronto Soccorso per farsi una radiografia, tac o risonanza senza pagare il ticket, e sa che se anche dovesse attendere qualche giorno in barella, sicuramente gliela fanno. Ornai questo, da due – tre anni è tipico nel nostro Paese perché la crisi ha impoverito le persone». E’ già sotto gli occhi di tutti che il Piano di rientro sta mettendo in ginocchio la sanità laziale, ma forse appare più semplice, mostrarsi miope di fronte all’evidenza. La fiaba per bambini “I vestiti dell’imperatore”, dello scrittore danese Hans Christian Andersen, pubblicata nel1837, descrive proprio questa situazione. Una metafora simile, e più attuale che risale al XX secolo è quella de “l’elefante nella stanza”, ma il concetto finale non cambia. Si sceglie volontariamente di non proferire parola su un fatto ovvio, o si cerca di non vederlo. Ma perché tacere una verità evidente agli occhi di tutti? Intanto, mentre la Regione è forse ancora lontana dall’ovvietà del fallimento del Piano di rientro, il San Camillo persevera nel suo lavoro. «Vista la chiusura del centro trapianti dello Spallanzani per lavori in corso – ha concluso Morrone – siamo riusciti a fare con la nostra equipe 17 trapianti di rene, negli ultimi sei mesi, a Tor Vergata. A maggio festeggeremo per un trapianto di cellule staminali per i malati di leucemia. Provo molto onore nei confronti dei veri protagonisti di queste grandi imprese, ossia tutti i colleghi che hanno fatto il proprio lavoro con abnegazione, grande passione e professionalità e a cui va restituito l’onore». Alessandra De Gaetano
Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login