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Formia e Gaeta alleate contro il pontile del petroli

Amministratori contro l'autorità portuale per fermare l'infrastruttura contestata

 

Uno scorcio del lungomare di Gaeta

Uno scorcio del lungomare di Gaeta

Chissà se alla fine non dovrà essere il buon Matteo Renzi, amico dell’amministratore delegato dell’Eni Scaroni, a dover mettere una buona parola con l’Autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta per fermare lo scandalo del pontile petroli che verrà realizzato a due passi dalla spiaggia di Vindicio, tra Formia e Gaeta.Il plurisindaco di Formia, Sandro Bartolomeo del Pd, si fa in quattro per cercare di fare parte dell’Autorità portuale ed evitare che ogni decisione venga calata dall’alto: nonostante questa strategia di avvicinamento, il presidente Pasqualino Monti riesce sempre a sorprendere presentando ancora una volta un progetto poco all’avanguardia ed insostenibile sotto il profilo della tutela ambientale. Al sindaco di Formia, spesso e volentieri, non resta che sfogliare i giornali per capire che piega prenderà la vicenda della delocalizzazione del pontile

.«Gentile Presidente – scrive Bartolomeo – apprendo che nella prossima riunione del comitato portuale si discuterà dello spostamento del pontile petroli e del nuovo piano regolatore portuale. Fermo restando le posizioni a lei ben note dell’amministrazione comunale di Formia, favorevole alla realizzazione di opere che siano rispettose della condizione del vicino litorale di Vindicio, ribadisco la nostra netta contrarietà alla realizzazione dello spostamento così come prospettato, tanto più che insieme al Sindaco di Gaeta dovremmo incontrare l’Eni con l’obiettivo di concordare altre modalità per la delocalizzazione, pur necessaria, dell’attuale pontile. Si tratta cioè di valutare l’opportunità, come avviene in altre parti del mondo, di delocalizzare il pontile off-shore, impedendo in questo modo al traffico petrolifero di avvicinarsi troppo alla costa. La vicenda del pontile petroli e del piano regolatore portuale  – aggiunge Barlomeo- prescinde inoltre dalla richiesta del Comune di Formia di entrare a far parte dell’Autorità Portuale di Civitavecchia-Fiumicino- Gaeta. Le due cose si muoveranno su piani diversi, anche perché, così come definito nell’incontro tenutosi lo scorso 11 febbraio presso il Comune di Formia, i tempi per l’adesione all’Autorità Portuale non dovrebbero essere così brevi. Le chiedo inoltre di essere messo a conoscenza, momento per momento, delle iniziative progettuali che si assumeranno a seguito della vostra riunione affinché io possa valutare, davanti alla città e alle Istituzioni sovracomunali, se quanto si pensa di fare sia compatibile con lo sviluppo e la salvaguardia di tutte le attività che si svolgono sulla costa (ivi comprese quelle balneari che a Formia insistono all’interno del Golfo mentre a Gaeta sono tutte delocalizzate oltre Punta Stendardo). Ciò apre per necessità l’esigenza di valutazioni diverse ma ovviamente le reciproche convenienze debbono essere tali e non, come si può dedurre dalle ipotesi progettuali, solo un ulteriore danno alla riviera di ponente della mia città».

A Bartolomeo si unisce l’ex vicesindaco di Gaeta Giovanbattista Balletta che, apertamente in rotta con l’attuale  primo cittadino Cosmo Mitrano, se la prende anche contro lo strapotere dell’Autorità ironizzando: «se la soluzione lungo costa è cosi vantaggiosa perché il presidente dell’Autorità Portuale non fa votare in comitato portuale la delocalizzazione del pontile petroli presente in mare aperto a Civitavecchia verso il porto della città ? Non lo fa perché la città non solo non lo condividerebbe mai e poi mai ma anche perché nel porto di Civitavecchia devono ormeggiare navi da crociera, traghetti, frutta e traffici puliti; il petrolio in rada mai in porto, così come prevede sia il buon senso che la regolamentazione internazionale a tutela della sicurezza e dell’ambiente. A Gaeta altro che traffici puliti avremo solamente un porto completamente depotenziato a favore dell’Eni con un pericolo in più che potrebbe, in caso di incidenti, coinvolgere anche altre navi ormeggiate in porto scatenando un effetto domino».

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