La storia infinita del Cem. Il centro di via Ramazzini non trova pace
La gestione del Cem (Centro di educazione motoria) di Via Ramazzini potrebbe passare dal 1° aprile in convenzione alla Cri privata, che ha chiesto alla Regione Lazio 4 milioni di euro l’anno. Se si scorpora da questa cifra il costo dei 24 operatori a tempo indeterminato, come richiesto, si arriverebbe a circa 3,5 . Pare che la Cri, il mese scorso, nella gestione del Centro come ente privato,abbia fatturato alla Asl RmD 1,8 milioni. Calcolatrice alla mano, questo significherebbe che, per 3 mesi, fino alla scadenza dei contratti dei precari al 31 marzo, il totale di spesa sarebbe 5,4 milioni un importo nettamente superiore a quello che la Regione potrebbe erogare in convenzione con la Cri privata per un anno. Ma come si arriva a questa cifra di soldi pubblici? E soprattutto, per cosa sono stati spesi? Se questi sono i conti, alla Regione converrebbe, senza ombra di dubbio, proseguire il servizio attraverso alla Asl RmD piuttosto che darlo in convenzione alla Cri privata. Potrebbe anche accadere che la Cri prendendo la gestione dal 1° aprile, decidesse di non garantire tutte le figure professionali attualmente presenti e di tagliare sui precari. Ma con quale criterio? Significherebbe privare il Centro di una qualità eccellente nell’assistenza. Oggi dei cento precari del Cem, 24 sono a tempo indeterminato e nel caso di gestione della Cri in convenzione non farebbero parte dell’organico del Centro. Gli altri 76 sono a tempo determinato, 14 figure professionali (1 medico, 1 psicologa, 1 assistente sociale, 2 logopediste, 1 terapista dell’età evolutiva, 5 fisioterapiste, 3 educatrici,) e 62 operatori. Il servizio si svolge h24, la notte ci sono un medico e 1 operatore per ogni reparto. I pazienti gravissimi, allettati o in carrozzina, sono seguiti da 3-4 operatori a reparto ( 13 utenti , ogni ragazzo fa la doccia tutte le mattine e viene cambiato 4 volte al giorno, fa la fisioterapia e la mobilità, viene girato diverse volte nel letto per evitare la comparsa di piaghe da decubito). I ragazzi meno gravi che sono gestiti dal centro diurno, seguono diversi laboratori (giardinaggio, falegnameria, pittura, bricolage, piscina), e sono divisi in piccoli gruppi. Si tratta di pazienti con patologie di autismo e sindrome di Down. Fanno attività in una piscina esterna, alla presenza di 3 operatori che seguono nell’acqua 7 ragazzi. Fondamentale mantenere questi standard numerici, nel centro c’è una ragazza epilettica che ha crisi ripetute e necessita di assistenza continua, uun ragazzo con diverse patologie (è autistico, down e celiaco) ha bisogno di un controllo attentissimo h24 perché si mette in bocca ogni cosa che capita. Ancora. il laboratorio consente di tenere occupati i soggetti, e rappresenta un autofinanziamento per la struttura: la presenza di 3-4 operatori per turno è fondamentale anche per affrontare gli eventuali contenimenti nel caso di crisi epilettiche. Niente sedativi, ma stretto rapporto interpersonale. E’ il valore aggiunto del Cem . Resta da capire se chi deve decidere sulle sorti di utenti e operatori ragiona solo in base ad esigenze economiche o piuttosto anche nel rispetto delle esigenze di questi utenti. Alessandra De Gaetano
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