IL PORTO DELLE NEBBIE DEL COMUNE DI ROMA
Renzi commissaria Marino per il debito di bilancio di 14 milioni di euro. Mancano però la trasparenza e le informazioni (forse anche al sindaco) sull’ammontare dei costi complessivi delle partecipate e delle controllate. Disattesa la legge sulla Trasparenza degli eletti: sindaco, giunta e consiglieri
Roma è commissariata dal governo. Alla crisi economica e finanziaria della Capitale così ha risposto il neo premier, Matteo Renzi, imponendo il classico “pugno di ferro” sull’immobilismo del sindaco capitolino Ignazio Marino di fronte al debito di bilancio arrivato a toccare la punta di 14 milioni di euro. Il primo cittadino avrà tre mesi di tempo, dal giorno della data di pubblicazione del decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 6 marzo, per trasmettere al ministero dell’Economia e delle Finanze, al ministero dell’Interno e alle Camere un piano triennale per la riduzione del disavanzo e per il riequilibrio strutturale di bilancio. Marino non avrà nessuna libertà di movimento, dovrà invece seguire pedissequamente le cinque condizioni poste dal governo per raggiungere l’equilibrio dei conti. Prime tra tutte: le società partecipate e controllate (in tutto circa 120) non dovranno più assumere nuovo personale; si dovranno verificare i costi della fornitura dei servizi pubblici locali, riportandoli a livelli standard tali. Licenziare dunque non sarà più un tabù per le società partecipate , soprattutto per quelle in perdita. Stesso sistema per le liberalizzazioni previste per Atac e Ama.
SCHIAFFO ALLA DEMOCRAZIA Il porto delle nebbie si chiama Roma Capitale. La chiarezza certo non è di casa. A tre mesi dalle elezioni, quindi a settembre 2013, Ignazio Marino non è stato neppure in grado di applicare la legge sulla trasparenza amministrativa a cui ogni pubblica amministrazione deve tendere. Il sindaco Pd dà uno schiaffo alla democrazia nascondendo dati importanti per la pubblica opinione. Non si tratta, però, solo di promesse mancate alle quali ormai gran parte della popolazione romana è purtroppo abituata, ma di un comportamento omissivo di fronte ad una legge dello Stato. L’articolo 14 del decreto “trasparenza” dispone l’obbligo di rendere pubbliche, tramite il sito web dell’ente, in questo caso www.comune.roma.it, informazioni concernenti “i titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di livello statale regionale e locale”.
LEGGE DISATTESA Sindaco, assessori e consiglieri del Campidoglio sono obbligati a pubblicare sul sito istituzionale del comune di Roma il curriculum, i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica; gli importi delle spese per viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici; i dati relativi ad altre cariche, presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi; altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica e l’indicazione dei compensi spettanti; copia dell’ultima dichiarazione dei redditi le dichiarazioni concernenti la propria situazione reddituale e patrimoniale; una dichiarazione concernente le spese sostenute per la propaganda elettorale; una dichiarazione concernente le proprietà e gli altri diritti reali su beni immobili e su beni mobili iscritti in pubblici registri, leazioni di società, le quote di partecipazione a società. Niente – o quasi – di tutto questo appare sul sito del comune di Roma.
PER SE STESSO NESSUNA TRASPARENZA Perché il sindaco Marino non ha applicato la legge su stesso? Perché non ha pubblicato la sua dichiarazione dei redditi, almeno per rispetto della legge? La dichiarazione fiscale deve riportare la formula “sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero”. Dimostri, Marino, di essere onorato di amministrare i cittadini romani pubblicando la verità sulla sua dichiarazione dei redditi. In altri paesi, che lui conosce bene, sarebbe già fuori da un pezzo per il mancato rispetto delle norme sulla trasparenza. Come può il sindaco Pd chiedere aumenti di tasse ai cittadini se gli stessi non sono messi nella condizione di giudicare il suo operato e quello della giunta? Sul sito del comune di Roma dove si trova la voce “Trasparenza” si leggono solo cose confuse, nulla che riguardi la reale situazione economica del sindaco Ignazio Marino, del suo vice sindaco Nieri e degli altri assessori. Ilsindaco Pisapia, per fare un esempio, ha applicato la legge sulla trasparenza fin dal suo insediamento a Palazzo Marino obbligando anche tutti gli assessori a consegnare i dati fiscali per la pubblicazione. Roma Capitale non può essere amministrata “allegramente” come se fosse una casa privata.
STIPENDI MANAGER TOP SECRET Stessa situazione di non “Trasparenza” riguarda l’elenco delle società partecipate del comune. Risulterebbero messe in rete solo una trentina di società in house del Campidoglio con dati incompleti, senza organicità e senza aggiornamento. Figurano infatti ancora dati vecchi di cda e amministratori delegati. Non è chiaro quanto percepiscano i nuovi nominati da Marino. Ancora un esempio: Danilo Broggi, nuovo Ad di Atac Spa, partecipata al cento per cento del comune di Roma, ha pubblicato sul sito www.atac.it il suo bel curriculum ma non il suo stipendio da manager, lo stesso accade per il cda. Altro esempio grottesco: sul sito del comune di Roma si legge – con un aggiornamento della pagina al 11 dicembre 2013 – che «Non risulta alcun rilievo da parte dell’Organo di Controllo Interno o della Corte dei Conti». Non è così visto che- ad esempio – il 13 novembre 2013, ( quindi prima dell’aggiornamento) la Corte dei Conti del Lazio aveva chiesto chiarimenti sull’appalto della metro C del valore di oltre tre miliardi di euro, dando tre giorni a Marino per la risposta. Per il sindaco la lettera dei giudici contabili evidentemente, non è un rilievo. Ma basta scavare per trovare altro. Per gli amministratori di Roma la trasparenza è un optional
Stefania Pascucci
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