La Primavera si tinge di Rosè - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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La Primavera si tinge di Rosè

bicchieri_roseA molti non piacciono le vie di mezzo. Le si vede spesso come una ‘non-scelta’, una mancanza di definizione, un’incapacità di scegliere tra il bianco e il nero, il tutto e il niente. Tuttavia la via di mezzo, in certi casi, supera il mero compromesso per assurgere a vera e propria ‘arte della sintesi’, ed è allora che da due estremi opposti, o molto lontani, può nascere un altro elemento che prende il meglio di entrambi e ‘si fa terzo’, assumendo una propria definita identità. Chi negherebbe che la primavera non sia solo una via di mezzo tra inverno ed estate, ma una perfetta sintesi? Pochi fanatici del ‘bianco o nero’ farebbero a meno di questo piacevolissimo terzo (tutt’altro che incomodo). Un altro esempio? I vini rosati. Se esiste una tipologia di vino poco considerata e spesso dimenticata dai consumatori è proprio questa. I rosè sono vittima di assurdi pregiudizi derivanti dall’ignoranza di chi li considera compromessi minori tra i bianchi e i rossi. La loro cattiva reputazione deriva anche da una pratica portata avanti in passato da certi ristoratori, che per ottenere vini rosati miscelavano bianchi e rossi, spesso di scarsa qualità – tale pratica è oggi vietata dalla legge. La verità è che i rosè non sono nè bianchi nè rossi, e non sono un compromesso tra i due. Sono vini appartenenti a una terza categoria, con proprie tipiche caratteristiche organolettiche: la via di mezzo che diventa ‘terzo’. Come la primavera. E non è un caso che i rosati siano particolarmente adatti a questa stagione: entrambe le sintesi possiedono una delicatezza cangiante sconosciuta ai poli opposti da cui provengono. Complice anche il cibo: in primavera si inizia ad averne abbastanza delle pesanti pietanze invernali, ma non si è ancora soddisfatti dei piatti leggeri tipici delle temperature estive. I rosati sono adatti a tutti quei casi in cui il rosso è ‘troppo’ e il bianco è ‘poco’, e offrono un’incredibilità versatilità di abbinamento grazie al basso contenuto di tannini e alla loro freschezza: si dice spesso che il rosè offra aromi tipici dei rossi con il vantaggio di poter essere servito alle stesse temperature dei vini bianchi (con cui condividono anche il basso grado alcolico). Per quanto il perfetto abbinamento dipenda dalle specifiche caratteristiche del vino che si intende consumare, in generale sono perfettamente accostabili sia a paste, antipasti e pesce, che a carne e formaggi. Grazie alla ‘morbidezza’ e all’apprezzabile acidità, si abbinano in modo eccellente a tutte le paste con salsa di pomodoro (anche ripiene e al forno) così come alla pizza. La maggiore struttura rispetto ai bianchi li rende perfetti per i piatti di pesce ‘più impegnativi’, come le zuppe o gli arrosti molto conditi e aromatizzati (rombo ai ferri, anguilla dorata ecc.). Sono adatti anche ai latticini e ai formaggi non stagionati. Passando alle carni, i rosè sono ottimi con quelle bianche – saltate in padella, arrosto, preparati con funghi e tartufi, spiedini e arrosticini – così come con tutti i tipi di salumi. Fanno un figurone anche con cereali, legumi e preparazioni a base di verdure (in particolare zuppe, sformati e parmigiane). Una chicca per gli stomaci forti? Altro territorio favorevolissimo per questi vini è quello delle frattaglie: cervella al burro, coratella, pajata, animelle, midollo e così via. Per finire, se si parla di vino, non si può non interpellare gli esperti del settore. Claudio Arcioni, presidente dell’Arte dei Vinattieri, consiglia tre rosati eccellenti, da provare – anche per scacciar via definitivamente lo scetticismo sulle vie di mezzo. C’è solo l’imbarazzo della scelta: si può decidere di lasciarsi convincere dal delicato profumo del ‘Lagrein Rosè’ Ritterhoff, dalla piacevole fragranza del ‘Chiaretto Maiolo’ Provenza o dai riflessi corallini del ‘Rosato del Salento’ Rosa del Golfo.

 

Lorenzo Marziali

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