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La Classe Digerente, un monologo corrosivo e pungente con Elio Crifò

Elio Crifò

Elio Crifò

Ha debuttato domenica scorsa al Teatro Golden di Roma “La Classe Digerente”, “cabaret civile” di e con Elio Crifò.
Un monologo corrosivo e pungente, che delinea con tratto consapevole
un paese ormai oltre la deriva.

Un uomo solo sul palco, senza l’ausilio di elementi scenografici: soltanto lui e il suo smoking. E un’arma a disposizione, forse la più potente di tutte: la parola.

Ora leggero e ironico, ora aspro e tagliente, l’irriverente monologo di Elio Crifò restituisce in un’ora e mezza la dimensione civica e politica di un paese, l’Italia, deriso e schiacciato dalle proprie ombre, dai propri silenzi, dai propri crimini. Dal divertimento si passa alla consapevolezza, dalla consapevolezza alla tattica di sopravvivenza: un appello alle più importanti famiglie criminali d’Italia – e soprattutto alla star dei latitanti, Matteo Messina Denaro – per riappropriarci, insieme, della nostra Sovranità. E per finire, nove e intensi minuti dedicati a tutte le “ombre di Stato”.

Con l’augurio che, almeno queste parole, risultino di lenta e difficile digestione per quella “classe” che dà il titolo all’opera.

La storia d’un uomo innamorato della Politica, che segue tutte le manifestazioni, i cortei e i congressi di tutti i partiti e di tutti i movimenti! Li segue perché con la politica si diverte, e vuole far divertire anche chi l’ascolta. Ma il divertimento non scaturisce da esilaranti imitazioni dei politici attuali, bensì dall’ironica e disperata consapevolezza che nessuno sembra aver capito niente di Edward Snowden, di Assange e del suo WikiLeaks e dello sversamento dei rifiuti nella Terra dei Fuochi. Dal divertimento si passa alla consapevolezza, dalla consapevolezza alla tattica di sopravvivenza: un appello ai più importanti clan d’Italia, e soprattutto a Matteo Messina Denaro, la star dei latitanti. I criminali vengono chiamati in causa perché in Italia, senza di loro, non si può discutere, seriamente, di politica. A conclusione dell’appello, e anche dello spettacolo, giunge “il monologo riconciliatore dello Stato”. Nove minuti di scuse per tutte le “ombre di Stato”.

Repliche il 6 e 27 Aprile

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