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Niente manager al San Camillo, un giallo politico che si sviluppa sull’asse Roma-Lucca

Antonio D'Urso

Antonio D’Urso

E’ un grosso pasticcio che si sviluppa sull’asse Roma-Lucca e coinvolte due amministrazioni regionali, due governatori. Incredibile come conflitti e problemi di una piccola e lontana Asl toscana finisca per mettere in scacco la vita e l’attività di uno dei più grossi ospedali europei come il San Camillo-Forlanini di Roma. Eppure è così e quanto sta accadendo mette in seria difficoltà la credibilità della politica sanitaria del presidente Zingaretti. Ricostruiamo. Alla testa dell’azienda ospedaliera di Monteverde doveva arrivare Antonio D’Urso, direttore generale della Asl di Lucca, pescato nella famosa short list inventata dal governatore del Lazio. Ma D’Urso non arriva e Zingaretti è costretto in tutta fretta a prorogare il mandato al manager uscente, il povero Aldo Morrone, alle prese con situazioni insostenibili e ingestibili (vedi Pronto Soccorso e ostilità dei primari e dei sindacati) da mesi. Un fatto assolutamente inconsueto e che scatena ulteriori proteste e polemiche. Ma perché D’Urso non arriva? A trattenerlo in Toscana c’è la storia d’un ospedale che doveva essere già aperto (il S.Luca ) e per il quale ci sono problemi non indifferenti. Scende in campo il presidente della Toscana Rossi, che tratta con la amministrazione locale, con Zingaretti, con D’Urso. In poche parole, fino a che non sarà completato il passaggio dal vecchio al nuovo ospedale D’Urso (che dell’operazione è stato l’artefice e il tutore) non dovrà lasciare Lucca. E che a Roma si arrangino. Si era provata la strada dell’interim a Joseph Polimeni, il personaggio che già aveva messo in crisi Zingaretti rifiutando l’incarico di Dg alla Asl di Rieti, ma non c’è stato verso. Entro il prossimo 18 maggio l’attivazione del nuovo ospedale di Lucca dovrebbe essere una realtà. “Fino a quella data – dice Antonio D’Urso – resterò alla guida dell’Asl 2, così è stato deciso dai presidenti della Toscana e del Lazio. Resta da parte mia l’impegno che mi sono assunto ad accompagnare questa delicata fase legata al trasferimento dal vecchio al nuovo ospedale”. Almeno fino al 18 maggio, insomma, nessun cambio in corsa per la direzione generale dell’Asl 2. Anche se il nome del direttore sanitario Joseph Polimeni al momento sembra l’unico in ballo per prendere le redini, dopo che diventerà effettivo il trasferimento di D’Urso a Roma. Verrebbe da chiedersi perché Zingaretti abbia così insistentemente pescato in Toscana per la sua squadra di manager, e perché le risposte siano state così sgradevoli. Chi ha pilotato l’operazione? C’è qualcosa che sfugge, varrebbe la pena di approfondire. Magari ha a che fare con la politica delle designazioni gestita dall’allora direttore generale dell’Agenas oggi commissario di due Irccs romani, Spallanzani e Ifo. O magari con la proveniente dal quadrante sanitario toscano di due dei tre membri della commissione selezionatrice (Marco Frey della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, e Franco Riboldi, già direttore del Meyer di Firenze )
Approfitta dell’occasione per picchiare duro il solito Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio e componente della commissione Salute della Pisana.“Dopo la nomina di Antonio D’Urso a direttore generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini, qualcosa deve essere successo se con l’ordinanza 0548 del 22 aprile il presidente Zingaretti ha prorogato l’incarico al direttore Morrone. I più informati parlano del Presidente della Regione Toscana Rossi che non vuole lasciare andar via il dott. D’Urso per problemi molto seri legati alla sua gestione nell’apertura del nuovo ospedale di Lucca. L’ennesimo interrogativo sulle nomine di Zingaretti frutto di un dissidio tutto intestino al PD, che però si tinge molto di giallo. Il Presidente della Regione Lazio colleziona l’ennesima gaffe sul tema delle nomine dei direttori generali del Lazio” – scrive Santori. “In particolare lascia qualche dubbio proprio l’annullamento della prevista inaugurazione del nuovo ospedale San Luca di Lucca, con la presenza del ministro della Salute, operazione tutta gestita dal dott. D’Urso e, a detta dei politici locali, da ritenersi scellerata e comunque già ferita da criticità diffuse: viabilità, problemi idrogeologici, mancata autorizzazione sull’impatto acustico, l’eliporto inutilizzabile. Ma la delibera di Zingaretti parla invece di sopravvenuti diversi accordi tra il presidente toscano Rossi e Nicola Zingaretti. Ci troviamo così all’ennesima proroga di un direttore generale che nella sua precarietà difficilmente potrà affrontare le gravi problematiche contro cui dipendenti e pazienti del San Camillo e del Forlanini combattono da tempo. Dall’emergenza pronto soccorso alla nuova riorganizzazione del Forlanini, passando per le problematiche strutturali di cui soffre l’intera azienda ospedaliera. In tutto questo contesto, così enigmatico ma anche così provvisorio, a farne le spese sono proprio gli operatori medici, gli infermieri e i dipendenti. Senza parlare del disagio che continua a colpire i pazienti di quella che rappresenta una vera e propria eccellenza nel panorama sanitario regionale. D’Urso sarebbe dovuto arrivare il 22 aprile, ma a quanto pare qualcuno ha smentito l’annuncio di Zingaretti”, conclude Santori. Il “giallo” non finisce qui, ne siamo certi. Ci aspetta un’altra puntata.

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