Che fine farà il centro di alta diagnostica di Latina? Dietro il “giallo” una guerra tra poteri forti - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Che fine farà il centro di alta diagnostica di Latina? Dietro il “giallo” una guerra tra poteri forti

emanuleChe fine farà il centro di alta diagnostica che la Fondazione Roma – di concerto con Asl e Comune di Latina- avrebbe dovuto realizzare all’interno dell’Ospedale Goretti? Il caso scoppia, improvvisamente, in queste settimane, ma covava da mesi senza che nessuno se ne accorgesse. Solo ora è di dominio pubblico lo stop al progetto venuto direttamente dallo studio di Zingaretti e del quale tutti dicono di non sapere nulla. C’è un braccio di ferro in atto, che potrebbe portare a sviluppi clamorosi a brevissimo termine. E’ un affaire che supera i confini del capoluogo pontino e si gioca tutto nelle stanze del potere della capitale. La storia puzza, e parecchio. E ha un sapore di ricatti, di affari poco chiari, di interessi di bottega non confessabili. Alcuni dei personaggi coinvolti sono di spessore (politico, culturale, finanziario) altri di livello (politico): la “mente” della Fondazione, il prof. Emmanuele Emanuele, due presidenti di Regione, Polverini e Zingaretti, due direttori generali della Asl pontina, Sponzilli e Caporossi, il sindaco di Latina Di Giorgi, forse, sullo sfondo o dietro le quinte il rettore uscente della Sapienza Luigi Frati, Emanuel Miraglia, “numero uno” della Giomi, piccola corazzata della sanità privata che nel Pontino possiede la clinica privata Icot e il cui figlio da qualche settimana è presidente della Confindustria locale, una pletora di politici locali (chissà se in qualche modo c’entrano Cusani e Fazzone, certamente ci sono le firme dei dirigenti della Provincia Guadagnino e Di Troia). C’è sul piatto un investimento di 13 milioni che la potentissima Fondazione Roma si è impegnata a fare inventando una struttura di altissimo profilo scientifico e tecnologico ( ne esistono pochi di simili in tutto il mondo) e stipulando una serie di costosi contratti con la Siemens (saltasse tutto resterebbero importanti penali da pagare).
Tutto parte con la giunta precedente. Un protocollo sottoscritto due estati fa prevedeva la realizzazione di un centro di alta diagnostica per immagini e bio-molecolare con l’impiego appunto di sofisticati macchinari finanziati dalla Fondazione Roma, da installare presso i locali dell’Ares 118 situati all’interno dell’ospedale Goretti, con trasferimento della struttura per l’emergenza in altri locali messi a disposizione dal Comune. L’accordo, siglato dall’allora direttore generale della Asl Renato Sponzilli chiariva i termini: come contropartita per il comodato d’uso dei locali ci sarebbe stata la assegnazione gratuita alla Asl del 30% delle prestazioni e uno sconto del 30% del prezzo praticato dal centro per tutte le altre richieste che la Asl avesse presentato. Ma quella che veniva presentata come una grande opportunità per l’intera provincia sta diventando un caso politico oltre che un’occasione persa. L’iter della realizzazione del centro si è interrotto ufficialmente il 15 aprile quando il manager Asl Caporossi dopo un sollecito della Fondazione (nella persona del consigliere Loffredo) ha annunciato la sospensione dei lavori. Apriti cielo. L’acconto alla Siemens – che consegnerà i macchinari entro il 30 settembre 2014 – è stato di oltre mezzo milione di euro (della penale si è detto), la Provincia ha speso per ristrutturare i locali dell’ex centrale 118 (spostata al Nicolosi a spese del Comune). Che cosa è successo? Qualcuno in Regione non ha gradito i termini dell’accordo sottoscritto, problemi non solo burocratici, ma di sostanza. Non è una “donazione”, insomma e questo non va. Peccato che lo stop all’operazione da parte degli Zingaretti-boys sia dei primi di dicembre – il 12 per essere precisi – e sia stato tenuto accuratamente celato. Se qualcuno sapeva ha taciuto visto che a metà dicembre si annunciava l’inizio dei lavori, che a fine anno la sede dell’Ares è stata trasferita liberando i locali e che la Asl abbia dato inizio ai lavori di ristrutturazione per rendere adatto il tutto alla nuova destinazione d’uso. Di Giorgi ha speso 600mila euro di fondi comunali, la Provincia 800mila. C’è qualcosa sotto, cui prodest, chi boicotta la fondazione?
Torniamo alle ragioni dello stop. In ballo ci sarebbero le autorizzazioni che consentirebbero alla Fondazione di gestore direttamente la struttura. Problemi burocratici o c’è dell’altro? Il prof. Emmanuele, dominus della Fondazione è uno che non si lascia intimorire, il suo rappresentante nell’operazione pontina ha puntato i piedi e battuto i pugni sul tavolo, ponendo degli ultimatum e ventilando una ipotesi: facciamo da soli, ci cerchiamo le soluzioni alternative, se la questione “donazione con gestione” non funziona. Ci sono 13 milioni di investimento in ballo, a questo punto non si può buttare tutto all’aria. Entro il 31 maggio, ribadisce Loffredo, i tecnici specializzati devono entrare nella palazzina per l’adeguamento della struttura. La Fondazione è disposta a rivedere la quantità delle prestazioni gratuite assicurate alla Asl o il costo di quelle richieste dal pubblico, ma ribadisce che il centro di alta diagnostica resta privato e diffida Regione e Asl dal non ottemperare agli impegni. Il sindaco Di Giorgi si è proposto di affittare altri locali e l’Icot del gruppo Giomi ha fatto altrettanto. Proprio questa ultima candidatura ha fatto riflettere. Emanuel Miraglia (e il figlio) sono una piccola potenza nel Pontino, hanno soldi da investire e potrebbero entrare nel gioco. L’Icot ospita da tempo una buona fetta del polo universitario pontino della Sapienza (Medicina) ricavandone discreti utili pur litigando ferocemente con il rettore Frati. Perché non approfittare dell’occasione? L’interrogativo sommerso è ovvio. Con chi sta oggi Zingaretti, quale operazione sarebbe politicamente più conveniente per il Pd? Un incontro è previsto proprio in questi giorni nello studio del governatore. La Fondazione Roma gioca un ruolo importante nella capitale ma in questo momento è in urto con alcuni dei poteri forti e con la politica che regge gli equilibri di Campidoglio e Regione. Come andrà a finire?

SCHEDA
Le alte tecnologie di Diagnostica per Immagini da installarsi nel progetto della Fondazione Roma prevedono una Risonanza Magnetica/PET che è una metodica combinata di una Risonanza Magnetica ad alto campo ( 3 Tesla ) particolarmente indicata nella diagnostica Neuro ed in campo oncologico (malattie tumorali), e PET (diagnostica funzionale) con simultaneità e complementarietà dei rilievi diagnostici. Attualmente le linee di sviluppo clinico e sperimentale di questi macchinari sono oggetto di trial nei vari campi di applicazione (malattie neurodegenerative cerebrali, dei tumori solidi, cerebrali, della prostata, dell’apparato genitale femminile, del fegato etc)
Esistono attualmente 30 installazioni nel mondo: 12 in Nord America ( tra cui Boston, Pittsburgh, New York, Cleveland etc) 15 in Europa ( tra cui Monaco di Baviera, Vienna, Londra, Copenhagen, Napoli), 7 in Estremo oriente. Dotarsi di tale tecnologia porrebbe la città di Latina in posizione di grande rilievo nazionale.Altra tecnologia presente nel centro in oggetto è una TAC multislice (128 strati) dual source particolarmente indicata nello studio cardio TC, oltrechè dei vari distretti in campo neurologico e toraco-addominale e vascolare.
In relazione alla emergenza determinata dalla cosiddetta Spending Review, sarebbe molto difficile ipotizzare l’acquisto di tali tecnologie da parte del Sistema Sanitario Nazionale. La tra Fondazione Roma e l’Azienda USL di Latina permetterebbe invece ai pazienti ricoverati nei nosocomi della provincia di Latina di usufruire di prestazioni di alto contenuto diagnostico.

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