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Matteo Renzi e Genny ‘a carogna. All’Olimpico sconfitto lo Stato

genny-300x225Tutto il mondo ci guarda. Di Berlusconi sorridevano, di quello che è accaduto all’Olimpico inorridiscono. C’era anche Matteo Renzi allo stadio, ieri sera. E anche il premier ha vissuto da un osservatorio privilegiato e – si deve supporre – con tutte le informazioni disponibili – la incredibile serata che ha visto trionfare l’antistato. Comanda Genny a Carogna, figlio di uno dei capi della camorra (pare) ed evidentemente in grado di controllare perfettamente i tifosi napoletani. Tratta con la polizia, con lo Stato, e alla fine, in un clima surreale, “acconsente” che si giochi. Che cosa faceva Renzi in tribuna d’onore? Così pronto e sollecito sulla via delle riforme, così duro e inflessibile con i compagni di partito, gli avversari politici, i sindacati, gli statali? Lui era lo Stato, poteva prendere in mano la situazione, muovere Alfano, il capo della polizia, ragionare in fretta e impedire lo scempio. La guerriglia fuori dallo stadio – lo avrete capito – è considerato un fatto fisiologico. Considerazione-ammissione aberrante, ma lasciamola fuori per un attimo. Ma il confronto tra Stato e antistato corre su binari diversi. Si è consentito ad un signore che porta con ostentazione la maglietta con il nome di un delinquente che ha ammazzato un poliziotto di governare la situazione. Per evitare guai peggiori, si dirà. Ma lo Stato ha il dovere di impedire che tutto questo accada e pazienza se una partita di calcio salta. Si capisce ora perché a Napoli e in certe aree del sud Italia non si riesce a cavare un ragno dal buco.Lo Stato non sa che fare, non sa reagire, non sa affrontare l’antistato rappresentato dalla malavita organizzata. Si sapeva che sarebbe finita male, lo si sapeva in anticipo. Si sapeva che gli ultrà romanisti avrebbero cercato il morto, non si è stati in grado di impedirlo. In tribuna d’onore c’erano il governo e le autorità dello Stato, c’era la politica. Che non ha avuto il coraggio di alzarsi e andarsene. Quella coppa non andava consegnata. Doveva arrivare l’esercito, i violenti andavano arrestati. Non si può voltare pagina come se niente fosse accaduto, e forse nulla sarà come prima. La credibilità di Renzi è zero, non si può parlare di politica se chi governa non sa gestire le cose di ordine pubblico, non sa prendere le decisioni – anche impopolari – all’impronta. Torniamo indietro. Fuori dallo stadio non c’è stata la guerriglia urbana come altre volte. Ma è andata peggio. Qualcuno deliberatamente ha cercato il colpo grosso, qualcun altro non ha nemmeno provato a impedirlo. Inutile fare retorica, il calcio così non ha nessun senso ma nessuno ha il coraggio di fermare il circo, di inibire definitivamente qui violenti, schedati e rischedati. Scoprire che il tifoso giallorosso arrestato in ospedale perché direttamente coinvolto nel tentato omicidio è quel capo tifoso che in occasione precedente “consentì” la prosecuzione di un’altra partita storica all’Olimpico dopo una trattativa con Totti fa precipitare nello sconforto. Sempre gli stessi scenari, sempre gli stessi personaggi, sempre le stesse dinamiche. Renzi faccia un bagno di umiltà e provi a diventare uno statista.

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