Nieri, risorsa da archiviare - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Nieri, risorsa da archiviare

Troppi incidenti di percorso per il vice di Marino

Luigi Nieri

Luigi Nieri

Poco tempo fa constatavamo su questo giornale che “cinque mesi dopo l’avvio della consiliatura, chi decide in Campidoglio non è ancora chiaro”. E ci chiedevamo: sarà il  “marziano a Roma” Ignazio Marino oppure il suo vice, l’ex Rifondarolo – nato radicale, poi “verde” e infine approdato nel Sel di Nicky Vendola – Luigi Nieri? Ora i mesi passati da quando Marino è sindaco sono più di dieci, e chi “decide” in Campidoglio nessuno è ancora in grado di dirlo. Sarà Marino o magari sempre più, per interposte persone, il premier Matteo Renzi?.  Una cosa, in compenso, è certa. Nieri, per mesi definito “alter ego” o “eminenza grigia” del Sindaco, conta sempre meno,  inviso ai renziani, ora alla guida del Pd, come all’opposizione. Non tanto perché non sappia fare il vice sindaco, quanto per il “peccato originale” che si porta dietro: quello di essere, in quanto ex comunista rivoluzionario schierato (dal ‘68) alla sinistra del Pci, il “residuo” di un passato che, nell’Italia “che cambia”, va “rottamato”. Nulla di personale, per carità. Ma bisogna voltare pagina, ed è quello che Marino farà probabilmente approfittando del rimpasto previsto dopo le elezioni (europee) del 25 maggio per dare nuovo slancio alla sua Giunta.

Da politico realista e pragmatico, oltre che profondo conoscitore della contraddittoria realtà sociale della Capitale – dove accanto ai più ricchi convivono sacche di realtà da terzo mondo – Nieri rimarrà sicuramente una “risorsa” (si dice così, no?) della sinistra. Ma sembra difficile, ormai, che possa continuare a essere l’ ”alter ego” del Primo Cittadino di Roma Capitale. Troppi, e soprattutto incresciosi, gli inciampi che ne stanno danneggiando l’azione politica. I suoi amici, ma anche molti suoi avversari, si erano schierati al suo fianco quando, poco dopo la nomina a vice sindaco, si era scoperto che il capo del suo staff, Andrea Bianchi, da dieci anni al suo fianco, non aveva le carte in regola (la mancanza della laurea) per l’incarico che gli era stato affidato in Campidoglio. A dimostrazione della sua buona fede (“non avevo visto il suo curriculum”), Nieri lo aveva licenziato immediatamente.

Freddine – e soltanto del suo partito, il Sel – le manifestazioni di solidarietà ricevute dal vicesindaco in relazione ai due ”incidenti di percorso” più recenti, il rinvio a giudizio con l’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale nel corso di una manifestazione dei centri sociali, associazioni e movimenti di lotta per la casa svoltasi a Roma quattro anni fa, il 9 gennaio del 2010,  e l’intercettazione – il 21 marzo scorso – di una sua telefonata, ricca di consigli, con una leader dei movimenti che avevano occupato illegalmente alcuni edifici nella Capitale. Sul primo, Nieri, che nel gennaio 2010 era assessore al bilancio della Regione Lazio, ha sempre affermato di avere partecipato alla manifestazione (in seguito alla quale ci sono dieci imputati, tra i quali l’ex consigliere comunale Andrea Alzetta, detto Tarzan) “per placare gli animi perché purtroppo si creò tensione tra i manifestanti e le forze dell’ordine. Mi frapposi quindi per provare a mediare ed evitare che la situazione degenerasse”. Sentiti al riguardo anche gli agenti della Digos, il tribunale ha fissato la prossima udienza per la fine di settembre.

Quanto alla telefonata intercettata, Nieri prometteva sostanzialmente a Giorgina Pilozzi, portavoce dei movimenti che il giorno prima erano state espulsi dalla polizia su ordine della magistratura da due edifici occupati illegalmente (in via delle Acacie e alla ex scuola Hertz) e dal centro sociale Angelo Mai, che avrebbe “forzato la mano” al Tribunale di Roma per far sospendere nuovi sgomberi utilizzando i poteri di emergenza previsti dalla legge.  Parole che, nei circoli politici romani, hanno subito fatto nascere la domanda: ma da che parte sta l’Amministrazione Marino? dalla parte della legalità oppure delle occupazioni abusive? Per Sveva Belviso, capogruppo del NCD, “si era già da tempo evidenziata la contiguità tra aree della sinistra capitolina e i movimenti di occupazione abusiva delle case che squarcia il velo di un malaffare che vive sulla pelle dei più disagiati, i senza casa. In tutto il mondo civile, le case si assegnano in base alle graduatorie di legge. A Roma c’è un porto franco, un racket politico-culturale che ritiene di vivere del tutto al di fuori delle regole, e che fa della disperazione della gente un serbatoio di consenso elettorale”.

“Le intercettazioni del vicesindaco Nieri sono agghiaccianti. Esistesse l’istituto dell’impeachment per un vicesindaco, ebbene per Nieri sarebbe impeachment pieno. Ma ci acconteremmo anche delle dimissioni, purché immediate”, aveva aggiunto, in sintonia di quanti ritengono che “in un paese normale, il vicesindaco si sarebbe dovuto dimettere senza aspettare un minuto”. Cosa che ovviamente Nieri non ha fatto. L’indagine che ha portato allo sgombero degli edifici occupati e dell’Angelo Maj e ad iscrivere al registro degli indagati 39 persone, di cui 15 per associazione a delinquere, è una cronaca di continue vessazioni, di ricatti, di crescenti richieste di soldi che gli occupanti italiani e stranieri erano costretti a subire da alcuni esponenti del Comitato popolare di lotta per la casa e in particolare dalla leader Pina Vitale. La quale poteva da parte sua contare su più di un appoggio in ambienti politici di centrosinistra, come spiega la richiesta di sequestro preventivo firmata dal pm Luca Tescaroli.

Nel novembre scorso, Pina Vitale aveva raccontato ad un amico di «essere stata a casa dell’assessore alla casa Daniele Ozzimo (Pd). Nell’occasione gli avrebbe detto: ”adesso mi hai proprio rotto il cazzo, o in settimana questa cosa si fa o vi metto in ginocchio come ho messo in ginocchio la destra. Ora comincio a sterminare la Hertz dieci famiglie le prendo a calci fino a fargli male». Anche in questo caso, come per la manifestazione di quattro anni fa, Nieri ha affermato che si spiega con la sua “missione politica”. “Il mio numero di cellulare – dice – ce l’hanno tutti, perché sono un amministratore vicino alla gente e sono sempre a disposizione di chi ha problemi e affronta difficoltà. È così che interpreto anche il mio ruolo di vicesindaco di Roma, mi faccio mediatore dei conflitti sociali, perché è mio preciso dovere. L’ha detto anche Papa Francesco: un sindaco deve farsi mediatore dei bisogni e dei problemi della sua gente, altrimenti non fa il proprio dovere. Io ho sempre fatto e continuerò a fare il mio dovere, a farmi carico di questioni anche molto scomode, come faccio sin dall’inizio del mio mandato in una città piena di contraddizioni e di difficoltà come Roma. E rivendico con orgoglio questo mio ruolo”. La sinistra, però, è in imbarazzo. Il Pd, nel quale non si sono ancora dimenticate le proteste dei movimenti per la casa contro la sua delibera che chiudeva i residence e assegnava un buono casa di 700 euro, ha preso le distanze dal partito di Nieri in quanto “l’emergenza abitativa non si risolve con le occupazioni abusive”. Il silenzio dei maggiori esponenti del Pd è del resto eloquente: nessun commento, nessuna difesa d’ufficio, nessuna “solidarietà”.

L’idea, sempre più netta, è che dopo le europee ci potrà essere un regolamento di conti tutto politico e toccherà a Marino sciogliere il nodo. Come ha fatto con l’ex assessore Morgante, ma con in più un rimpasto che potrebbe mutare completamente il peso specifico politico della maggioranza capitolina. Dentro il Sel, il nervosismo è al massimo e più di uno dei seguaci di Nicky Vendola pensa a una manovra “per farci fuori e lanciare anche su Roma un modello larghe intese”, verso il quale spingono i renzani. Come dimenticare, del resto, che Nieri fu scelto come vicesindaco per pagare il debito del suo contributo alla vittoria di Marino, e che nel giugno scorso come futuro vicesindaco si parlava soprattutto di Alfio Marchini o Mario Mondello. Personaggi i cui nomi sono stati evocati a più riprese in questi mesi, davanti alle difficoltà del “marziano a Roma”,  come quelli di possibili “salvatori della Patria”; e che effettivamente, con Renzi a capo del governo nazionale, hanno tutte le carte in regola per diventare uomini della provvidenza. Ma solo dopo il 25 maggio, quando ciascuno avrà in mano i risultati delle “europee”.

Carlo Rebecchi

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