Stanno morendo le edicole e nessuno muove un dito - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Stanno morendo le edicole e nessuno muove un dito

Il giornalaio è come il farmacista, un presidio per la collettività

edicolaNe muoiono cinque al giorno in Italia, a Roma il fenomeno sta allargandosi. Ledicola è come la farmacia, un punto di riferimento immediato, sicuro. Se viene a mancare te ne accorgi subito. Quelle edicole nude, sbarrate, coperte degli scarabocchi dei Writers metropolitani sono inquietanti.  Le rivendite di giornali hanno sempre avuto una importanza particolare, nel tessuto urbano. Ora ci si rende conto che qualcosa di grave sta succedendo. Molti giornalai chiudono, si arrendono. È semplicemente una conseguenza della crisi economica? Forse l‘avvento del web le ha rese definitivamente obsolete? Oppure c’è dell’altro? La percentuale per ogni “pezzo” venduto è di 11.60, venti centesimi per quotidiano. Gli editori non investono, di prodotti che tirano che fanno cassetta  non ce ne sono più, e il margine per l’edicolante diventa inesistente. Dodici ore al giorno in gabbia per niente, alla fine uno si arrende. E non gli subentra nessuno, e nessuno si compra il gabbiotto (150-200mila euro). Sono sempre meno a resistere.  Una delibera (contestata) consente agli edicolanti  romani di esporre e vendere anche un certo tipo di prodotti alimentari, c’è chi vende prodotti da ufficio, chi fa i fax e le fotocopie, chi ricarica i cellulari. Ci si ingegna ma non basta. E non tutti hanno la mentalità dei commercianti. Gli italiani  leggono sempre meno, ma non è questo il punto. Ne parliamo conLo abbiamo domandato a Errigo Iannelli, segretario provinciale del SI.NA.G.I. (il sindacato nazionale dei giornalai d’Italia).


Edicole addio, l’allarme è giustificato?
Sì. L’allarme c’è, anche se ancora contenuto. Ma è prevedibile un peggioramento grave, tale da non sapere oggi come sarà la situazione dopo l’estate.

Perché le edicole chiudono?
Per diversi motivi: il primo è la situazione generale del paese. La popolazione ha meno disponibilità economiche e perciò taglia quelle spese che considera superflue: in primis la lettura. Il secondo è la crisi specifica dell’editoria, che ha costretto a chiudere alcune testate storiche, e spesso porta a “riciclare” (rivendere) riviste vecchie.

Cosa si può fare per invertire la tendenza?
Ognuno deve fare la propria parte: il governo, gli editori… Una speranza è quella dell’informatizzazione: spostarsi in rete e ampliare i servizi. Occorrerebbe una legge, ma per via della situazione politica non possiamo aspettarci niente a riguardo.

E gli edicolanti cosa possono fare?
Gli edicolanti non hanno molte possibilità. Al massimo possono tenere le edicole aperte più a lungo, ma anche quella è una spesa.

Perché non fanno tutti così? Perché alcune edicole sono sempre aperte, mentre altre magari lavorano solo mezza giornata?
Sempre per motivi economici. Le edicole aperte sono spesso quelle in centro: offrono servizi ai turisti che permettono di lavorare più ore. Ma i giornalai che fanno mezza giornata gestiscono l’edicola da soli e non hanno possibilità di stipendiare altro personale. Fanno due conti e vedono che non conviene restare aperti.

Francesco V. Rosati

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