LATINA/Una città prigioniera
Non facciamoci illusioni, l’esito di queste elezioni europee è scontato. Non ci saranno maggioranze bulgare, non è più tempo, ma la mancanza di una opposizione credibile consegna all’Europa il candidato meno titolato ma sorretto dal patto di ferro (e di sangue) che l’uomo-chiave del Pontino, Claudio Fazzone , ha fatto con il territorio. L’intreccio di interessi difende e ha difeso Armando Cusani dalle regole della democrazia e del consenso, dalle regole di civiltà e buonsenso. Latina è ancora prigioniera di un sistema di potere antico e collaudato capace di condizionare tutti i i poteri forti, quelli dello Stato e quelli della politica e dell’economia. Una campagna martellante quella della coppia Fazzone-Cusani, con un impegno di energie e di risorse che mai si era visto da queste parti. Timidi, deboli,incosistenti gli altri. Cusani ha potuto impunemente sfidare tutto e tutti a Sperlonga (è ancora consigliere, ma non è interdetto?), a Latina dove i suoi processi si fermano, i fascicoli spariscono, il prefetto fa il Ponzio Pilato e i dirigenti cusaniani fanno il bello e il cattivo tempo. I manifesti abusivi dell’ex presidente della Provincia tappezzano le strade, le sue lettere agli elettori arrivano dappertutto, anche ai suoi avversari mortali (ennesimo sberleffo). La città, la provincia sono prigioniere e sperano di liberarsi da tutto questo prima possibile. Latina e il Pontino sono una realtà a parte, la crisi toglie l’ossigeno a tutti, ma non c’è un personaggio forte in grado di prendere la situazione in mano. Perfino i media rispecchiano questa confusione, non ci si capisce nulla con giornali vecchi e nuovi, valanghe di siti e di testate telematiche a dragare (e drogare) il mercato mentre le testate storiche mollano la presa. Un territorio privo di punti di riferimento che non attende altro che di voltare pagina
Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login