Il rimpasto con l'incognita Marino resta ma dimezzato? - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il rimpasto con l’incognita Marino resta ma dimezzato?

Le elezioni europee sono un test ma Roma si prepara ad un autunno di fuoco. I soldi in cassa non ci sono, la tassazione ha raggiunto livelli record e i dipendenti minacciano un settembre di fuoco. Intanto le segreterie sono alle prese con il bilancino per decidere chi farà cosa, ma la città affonda tra rifiuti che dilagano e servizi che scompaiono. E Ignazio dovrà mettere la sua firma sotto al piano di dismissione delle municipalizzate

Roma. Giunta Marino. Prima seduta.Rimpasto in vista per il Campidoglio? Il manuale Cencelli – che spartisce le poltrone e gli assessorati a seconda di percentuali di consenso – applicato alle elezioni europee mancava nelle dinamiche capitoline. Ignazio Marino sa bene che per poter contare sull’appoggio del Partito democratico dovrà prendere un pallottoliere e fare i conti delle poltrone da spartire con i cugini del Pd che già lo mal sopportano.
Il problema, semmai, è cosa chiederanno in cambio gli altri attori di questa operetta da tre soldi (quelli che sono rimasti in cassa). I grillini, che in Campidoglio sembrano aver rinunciato a qualsiasi possibilità di compartecipazione, aspettano anche loro l’esito della tornate elettorale per capire fino a dove spingere con la richiesta di “rivoluzione”, cambiamento, rivolta.
Chiunque siederà sugli scranno che contano di Roma sa bene che a settembre si prepara un autunno di fuoco. La minacciosa lettera del Tesoro, sulla gestione dei salari accessori, può trovare un compromesso tampone che traghetti la pax sindacale fino a dopo l’estate. Però le avvisaglie di un caos ciclopico ci sono tutte. I sindacati dei 24mila dipendenti comunali hanno annusato l’aria e ben capito che il posticipo per tagliare i salari accessori (in media 200/300 euro a testa, al mese), è solo un escamotage per scavallare l’estate.
I vigili urbani sono in agitazione, le ore di assemblea sindacale nelle scuole comunali sono all’ordine del giorno, complicando il menage familiare e lavorativo dei romani che devono inventarsi un modo per collocare i pargoli nelle ore di chiusura delle scuole.
A inizio giugno è annunciato uno sciopero generale. Anche perché delle promesse e degli impegni non ci si fida. Rinunciare ad una giornata di stipendio di questi tempi non è il massimo, c’è chi ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma a inizio giugno è l’ultima data utile per fare rimbombare forte la voce di protesta. E magari sperare in qualche accordo, riduttivo, ma sempre meglio di un taglio sesso.
A inizio giugno si dovrebbe arrivare anche al fatidico rimpasto di giunta, con (c’è da scommetterci) , nuovi incarichi, nuove consulenze, nuovi contratti. Con il paradosso che da una parte si cerca di risparmiare (80 milioni il sacrificio messo nero su bianco per i dipendenti comunali), e dall’altra si spenderanno altri quattrini per puntellare la giunta. Proprio una grande trovata.Tanto più che Matteo Renzi, in chiusura della campagna elettorale a Roma, ha fatto di tutto per non accostarsi neppure in una foto, al sindaco Ignazio. Sarà che al giovane fiorentino gli piace fare da solo spettacolo, ma questa distanza anche formale sottolinea la distanza politica tra l’extraterrestre Marino e il corpaccione del Pd.
Sempre che l’esito nazionale non dia l’abbrivio per elezioni anticipate. Tutti, ufficialmente, lo escludono ma l’ipotesi di andare al voto è tutt’altro che aleatoria.
E anche se non si andasse a votare per le politiche in questo scampolo di 2014 che rimane Marino rischia di trovarsi etichettato come il liquidatore di Roma. Renzi lo ha avvisato: si dia una mossa e comincia a vendere pezzi delle municipalizzate. <Auguro al Comune di Roma>, ha scandito il presidente del Consiglio, <di risolvere il problema, anche se posso dire che in passato ci sono state vicende vergognose, come l’assunzione di amici degli amici, che è stato un colpo al cuore per la dignità delle istituzioni>. Il riferimento immediato è alla scandalosa gestione dell’Atac. E alle migliaia di assunzioni fatte in barba a qualsiasi principio.
Mettere mano seriamente all’azienda capitolina di trasporto pubblico è come scoperchiare un vaso di vespe e questo Marino (ma anche Renzi per altri versi), lo sanno bene. Certo ci sono le assunzioni folli dell’era Alemanno, ma non si esclude che possano saltare fuori altre magagne per le gestioni precedenti. In fondo sono, le municipalizzate, l’orto privato del sindaco e Roma per decenni è stata governata da uomini vicini al Pd (Veltroni, Rutelli).
Se a settembre si arriverà con una nuova giunta non è dato sapere (ma appare più che probabile), cosa succederà invece ai servizi per i romani è un mistero. Le scuole, ma anche la raccolta dei rifiuti, la pulizia delle strade, l’assistenza agli anziani. Rischiamo di vivere nella città più esosa d’Italia – per il livello di tassazione – e di avere i peggiori servizi pubblici dello Stivale. Proprio un bel traguardo per Roma Capitale. E c’è chi pensa solo a rendere pedonale una fettuccia di asfalto e sanpietrini ai Fori Imperiali. Forse hanno ragione i grillini: cacciamoli tutti. E ricominciamo. Ma da dove.

Leonardo Giocoli

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