Su Roma la “pax renziana”
Inevitabile, e quasi pronto, il Marino-bis, con un vice sindaco vicino al premier. Opposizione di centro destra impotente, grillini disperatamente sulle barricate ( ma dalle province qualche sorpresa può ancora venire ). L'assessore alla cultura Barca si congeda. E alla Pisana? Quelli vivono sulla luna, cambia poco o niente
Prima di tutto i dati, ricordiamoli anche noi. Il Partito democratico ha conquistato Roma. Con il 43,7%. Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto il 24,95%, Forza Italia il 13,46%.. Un buon risultato anche per la lista Tsipras, rassemblement di sinistra con Sel e Rifondazione, che con il 6,1 per cento supera di due punti il risultato nazionale, e per Fratelli d’Italia, che supera quota 5. Ma ha votato praticamente un romano su due, bisogna andare in provincia o ai confini meridionali della regione per trovare percentuali di voto superiori. E’ stato un voto per Renzi, non c’è dubbio,nessuno può pensare suò serio che il sindaco Marino abbia dei fans. E questo innamoramento collettivo per il premier, sommato alla tradizionale compattezza dell’elettorato di sinistra romano (che non ha mai tradito) ha fatto la differenza. Mai così forti comunque. E in Campidoglio gli equilibri ora cambiano sostanzialmente, l’Aula Giulio Cesare servirà solo per ratificare decisioni prese altrove, in un filo diretto con Palazzo Chig. Parola d’ordine “rottamare”?Più che probabile. Quel che non è riuscito a fare fin qui Renzi lo potrà fare ora, vorrà spazzare via ogni resistenza, le vecchie incrostazioni e imporrà al partito scelte drastiche ed uomini suoi; un vice sindaco renziano (la deputata Lorenza Bonaccorsi?), un ridimensionamento dell’imbarazzante alleanza con Sel, l’entrata in gioco di forze diverse legate al premier da tutti i punti di vista. Una sorta di Marino-bis fedele a Palazzo Chigi, naturalmente. Una giunta etero diretta ( di fatto commissariata lo è già da un pezzo) e fedele. Via la Cutini (politiche sociali), via la Cattoi (Scuola), dentro Giovanna Marinelli alla Cultura e Silvia Scozzese al Bilancio, ridimensionato Caudo (urbanistica). E ci sarà sicuramente dell’altro. E l’ opposizione? Resterà appaltata alla pattuglia a cinque stelle, sempre presente a presidiare l’Aula e caparbia nel sommergere le segreterie di denunce, interrogazioni, dossier. Ma sostanzialmente impotente. Il centro destra dovrà leccarsi le ferite e trovare una nuova quadratura, ma ci vorrà tempo prima che possa tentare di imporre un qualsiasi gioco.
E dunque? Come si diceva nell’editoriale di apertura Marino non serve più, se non come facciata, e il Campidoglio dovrà svecchiarsi in fretta. C’è da chiedersi chi e come verranno gestite le emergenze che si prospettano fin dai prossimi giorni, ma Renzi ci ha abituati a una politica diversa, fatta di annunci e di prospettive. Chissà se i “comunales”apprezzeranno le slides di Palazzo Chigi e se Marino riuscirà a tener duro ingraziandosi il premier e diventandone fedele alleato e scudiero. Flavia Barca, assessore alla Cultura, ha fiutato l’aria e si è già congedata appena sono stati chiari i risultati delle urne. Ha capito che l’aria era cambiata. A quando una analoga scelta di Nieri? Il vice sindaco è in difficoltà da tempo. In comune con Marino ha le scivolate e le gaffe, di sorrisi se ne vedono pochini. Ma Sel è partner di giunta…. E alla Pisana, cambia qualcosa? A spanne poco o niente. Zingaretti e i suoi facevano il bello e il cattivo tempo prima e continueranno a farlo ora. A meno che Renzi non voglia mettere il naso anche lì, per fare chiarezza e pulizia. Scenario sicuramente auspicabile, ma non n on breve periodo. Del resto in Consiglio Regionale non ci si ammazza di fatica, tutt’altro. Po chi provvedimenti, dibattito inesistente, affari limpidi e meno limpidi. La Giunta vive per fatti suoi e non comunica. L’opposizione è affidata ad un paio di kamikaze di Forza Italia e di M5S. Ma Zinga e i suoi nemmeno rispondono alle interrogazioni, dribblano le polemiche e i dossier. Per Renzi è sicuramente una vetrina meno interessante, non calcherà la mano e il governatore è un Pd di sicura fede. Non resta che una timida speranza. Che dalle province, dalla periferia della regione arrivino segnali interessanti, di protesta e di proposta. Il crollo del centro destra, la nuova stagione del Pd locale, la voglia di revanche grillina, ad esempio. Alla lunga qualcosa potrebbe accadere.
Giulio Terzi
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