Abbiamo capito, il Forlanini finirà come il S.Giacomo. A pezzi
Pubblicato il 6 giugno 2014.
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«Il Forlanini è una struttura che è stata per tantissimi anni della sanità regionale, ora è vuota. Abbiamo aperto un confronto con Roma Capitale e lo Stato, perché è un bene immenso. Qualsiasi tipo di riformulazione richiederebbe un investimento economico importante. Dobbiamo ricostruire per esso una vocazione del territorio. Potrebbe essere idea, in tempi civili, la riapertura del parco, ma si tratta di una operazione di carattere nazionale». Parole e musica di Nicola Zingaretti. Che tradotto in volgare significa: non rende, non abbiamo soldi da investire, non è di alcun interesse, lasciamolo a marcire. Come sta accadendo per quel gioiellino (un tempo) di ospedale a due passi da via del Corso, rimesso a nuovo, fornito di attrezzature modernissime e poi di punto in bianco chiuso dall’allora governatore Marrazzo con la scusa che si doveva risparmiare. Il S.Giacomo è rimasto lì, vuoto, ad aspettare, coperto dal guano dei piccioni e dagli escrementi dei topi. Per il Forlanini si era mossa la popolazione di Monteverde, si erano fatte mille avventurose ipotesi, come quella di trasferirvi il consiglio regionale oggi confinato alla Pisana. Si era detto: potrà ospitare servizi, Rsa, caserma dei carabinieri, e chissà cos’altro. Affittarlo ai privati e fare cassa? Quello no, ci mancherebbe. Destinazione sanitaria? Zingaretti le esclude:”Ci sono i piani operativi che ci dicono cosa serve alla sanità del Lazio. E nei piani operativi al Mef non sono richieste altre strutture”. E dunque è finita. Quanto ci vorrà perchè il parco, almeno quello,diventi fruibile? E’ un fatto nazionale, dice il governatore. E il governo ha altro da pensare. Tempi duri, durissimi, per il sanatorio nato ad inizio secolo e diventato punto di riferimento internazionale. Voltiamo pagina.
Il Corvo
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