Stiamo andando a fondo. Nell’indifferenza generale - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Stiamo andando a fondo. Nell’indifferenza generale

nicola-zingaretti-2-300x216Basta scorrere in sequenza i titoli della rassegna stampa dedicata alla sanità del Lazio, a Zingaretti e ai suoi collaboratori, quelli delle agenzie che rovesciano quotidianamente nelle redazioni dei giornali decine dispacci contenenti denunce e dichiarazioni, per rendersi conto che giorno dopo giorno il sistema sta franando sotto i piedi della Giunta. Per due ragioni sostanziali, il peso di una situazione economica intollerabile e la incapacità generale di gestire l’amministrazione ordinaria e straordinaria. Un gesto di realpolitik, se non di lucidità politica e perché no, di umiltà, sarebbe quello di confessare l’emergenza, di condividerla, di chiedere aiuto. Altro che larghe intese, qui servirebbe un governo di unità nazionale per cercare di uscire dall’angolo. Ci si può trovare in una situazione disperata, ma quel che spaventa è l’incapacità di trovare la freddezza e la determinazione necessaria per indurre una svolta positiva. Non c’è più un euro, questo si è capito, serve fare cassa in ogni modo, vendere il vendibile, razionalizzare le spese, ma tutto questo non può accadere a discapito delle esigenze, delle necessità dei cittadini, degli utenti, di chi fa impresa in sanità e dà lavoro a decine di migliaia di operatori. Zingaretti e i suoi appartengono ad un vecchio modo di fare politica, di fare affari, di incrociare interessi. Per di più sullo sfondo c’è una fastidiosa patina ideologica, che spesso ostacola vie di confronto e di compromesso inevitabili. Alla fine è sempre questione di uomini, di capacità e di incapacità. Chissà perché la ventata di ottimismo di Palazzo Chigi non è arrivata fino al palazzone di via Cristoforo Colombo, chissà perché alla Pisana, in quella strana realtà ai margini del mondo – sia dal punto di vista logistico che politico – non scatta una molla che faccia porre l’emergenza sanità al centro di un dibattito quotidiano. In fin dei conti quel consiglio è stato eletto dai cittadini, in fin dei conti la sanità rappresenta l’80% del bilancio regionale. Invece niente. Qualche manager si arrangia per conto suo, per orgoglio, gli altri sono spenti, incerti, passivi. Quando i topi scorazzano per il San Camillo, quando l’enorme complesso del Forlanini giace in stato di semi-abbandono, quando le corazzate della sanità privata reagiscono in modo muscolare e scomposto (Gruppo S.Raffaele), altre si ritirano, quando piccoli gioielli della sanità e della assistenza sono costretti ad arrendersi e la Giunta non va oltre ai proclami, appare chiaro che la situazione è compromessa. Chissà che fine ha fatto quel sub commissario governativo mandato a sostenere, controllare, indirizzare il povero Zingaretti. Ci vogliono lasciare andare a fondo, nell’indifferenza generale.
Se a pagare alla fine non fossero chiamati i contribuenti del Lazio si potrebbe anche sorridere di fronte al balbettio finanziario del governatore Zingaretti, che continua fare promesse, a prendere solenni impegni, ad annunciare iniziative e si trova a dover invece gestire un disavanzo per la sanità ben più che imbarazzante. I suoi avversari, interni ed esterni, hanno sbandierato nei giorni scorsi un dato che viene dall’ultimo verbale del tavolo ministeriale di monitoraggio del piano di rientro del debito sanitario della Regione Lazio, 15 aprile scorso.. Nel 2013 il disavanzo sanitario del Lazio chiuderà ancora in profondo rosso: 712 milioni di euro sono stati già certificati, ai quali, secondo gli esperti, se ne aggiungeranno almeno un’altra settantina in fase di aggiustamento di bilancio definitivo. Quindi il Lazio dell’Irap al massimo possibile, il 4,82%, e dell’aliquota Irpef maggiorata del 2,33%, sempre per mettere le toppe ai buchi della sanità regionale, chiuderà il 2013 con un nuovo disavanzo di circa 800 milioni. Che si aggiungono agli 11 miliardi e 569 milioni di debiti già accumulati, ai quali vanno sommati circa 8,3 miliardi di debiti verso i fornitori, pagati accendendo un mutuo trentennale verso la Cdp al 3,4%. Il totale del debito del Lazio a fine 2013 ha sfondato i 20 miliardi. E dal 1° gennaio 2015 l’addizionale Irpef aumenterà di un ulteriore 1%. Vero, falso, verosimile, interpretabile? Zingaretti naturalmente è di altro avviso e affida ad una nota la replica. «In riferimento ad alcune dichiarazioni dei consiglieri regionali sul debito sanitario della Regione Lazio, si fa presente che il disavanzo per il 2014 sarà di circa 500 milioni, secondo le previsioni contenute nel piano operativo». «Questo disavanzo – prosegue la nota – si sarebbe potuto conseguire già in questo anno, ma il risultato del settore sanità per il 2013 (negativo per una cifra pari a 702,890 milioni di euro) nasce da un taglio di 96 milioni del fondo sanitario nazionale destinato alla nostra Regione ed ai circa 140 milioni non conteggiati alla Regione Lazio in sede di riparto dello stesso fondo sanitario nazionale per squilibri nel calcolo della popolazione residente causati da mancati aggiornamenti in molti Servizi Anagrafici dei comuni della regione». «Ora l’Istat si è impegnata a rielaborare il dato entro giugno e lo stesso sottosegretario Delrio ha preso impegno affinchè siano riconosciute al Lazio le risorse adeguate alla popolazione – conclude – Per questo motivo le polemiche sollevate su questo tema risultano assolutamente prive di ogni fondamento: i conti della sanità vanno bene e andranno sempre meglio, come i numero dimostrano aldilà di ogni strumentalizzazione». Anche il lettore meno attento coglie gli elementi essenziali della risposta del presidente. Nessuna smentita, nessuna impressione di avere in mano una solida strategia di rientro, il dato c’è, ma se il governo ci fa il favore di aggiornare il contesto anagrafico sul quale si lavora per far di conto, certamente un centinaio di milioni spariscono come per effetto di una bacchetta magica, adesso e per il futuro. Ma andrà proprio così, è proprio così semplice? E in ogni caso, delle centinaia di milioni sulle quali non esiste possibilità di artifizio contabile che ne facciamo?

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