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Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

DIETRO I FATTI/ Nieri, Marino e la famiglia arcobaleno

famiglia_arcobaleno“Stamattina sono passato a salutare Andrea e Dario e i loro 3 stupendi bimbi. A casa loro si respira un’aria di pace e serenità, perché c’è amore. Io sono sposato da 37 anni e ho due figli ormai grandi, ma non avrò pace finché questa splendida famiglia non avrà gli stessi diritti della mia. Viva le famiglie arcobaleno! E adesso al Pride, come tutti gli anni. Ci vediamo fuori!”. Lo scrive, sul suo profilo Facebook, il vice sindaco di Roma Luigi Nieri e affida il tutto all’Ufficio stampa del Comune che provvede a diffondere il testo a pioggia, via mail, allegando la foto dell’incontro. Modo più diretto per esporre un punto di vista non c’è. La Giunta Marino ha preso molto sul serio la questione gay, il Gay Pride e tutto ciò che questo sottende. C’è stato un dibattito in aula consiliare, la settimana scorsa, Roma è un comune Rainbow, il sindaco con la fascia tricolore ha aperto la sfilata per le vie del centro di Roma. Tutto bene, anzi, benissimo. Mentre aumenta nelle scuole l’intolleranza nei confronti degli omosessuali, c’è un allarme-suicidi latente e si lamenta l’assenza delle istituzioni, il Campidoglio si muove in maniera evidente, chiara. Probabilmente aiutata dalla presenza in giunta di una componente fortemente ideologizzata, il Sel, che esprime appunto il vice sindaco Nieri e che è guidata a livello nazionale dall’omosessuale Niki Vendola, in prima fila con il compagno nel corteo romano. Ma questo è un altro discorso. Dietro la visita di Nieri e alla fotografia di quella famiglia felice vanno messe in fila considerazioni di altro genere. Non ci si può non augurare tutto il meglio a quei bambini e a quegli adulti, che certamente avranno avuto molti problemi ad arrivare a quel punto e molti ne avranno in futuro. La società ha fatto loro degli sconti, la scuola, gli assistenti sociali, il Tribunale dei minori? Quei bambini hanno delle madri biologiche, hanno avuto dei problemi di confronto con la realtà circostante? Certamente ne avranno in futuro e di tutti i tipi, psicologici, sociali, amministrativi, e via dicendo. La loro situazione può definirsi normale? Quanto sconteranno in futuro quei bambini la scelta fatta oggi da quei padri? Chi li tutelerà, chi pagherà il conto? Nieri con un gesto plateale dettato dalla sua vis politica ha “saltato” tutto questo e ha posto una pregiudiziale di diritto. Forse non ne è neppure consapevole. Oggi quella è una famiglia “diversa”, non c’è dubbio e non ci sono obiezioni che tengano. Lo dice la legge, prima di tutto, lo dicono logica e buon senso, che dell’armonia, dell’amore, delle intenzioni se ne infischiano. Ma proprio perché la scelta politica è quella di considerarla “normale” , il modello va gestito fino in fondo. Decine di migliaia di famiglie eterosessuali affondano sotto i colpi di Tribunali dei Minori ottusi, freddi, ligi sono ai regolamenti, si sfarinano per colpa di assistenti sociali e operatori “rigidi” nella applicazione degli schemi, spesso incapaci di coniugare intelligenza e umanità. Questa umanità dolente deve invidiare quella famiglia felice? Che non ha fatto i conti con il braccio violento della legge, non ha dovuto lottare, non è stata violentata e ferita? Quella sollecitudine che Nieri e i suoi dimostrano per questa fetta di collettività viene meno se si tratta di battersi per una reale parità, per una reale giustizia? Hanno mai fatto un giro per il Tribunale dei minori, al Lungotevere, a due passi da San Pietro? Ogni gesto di un politico ha un peso, quello di Nieri ( così come quello di Marino), ha un forte retrogusto di conformismo.

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