Commercio, forse stavolta la rivoluzione arriva davvero - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Commercio, forse stavolta la rivoluzione arriva davvero

commercio«Presidi di primo soccorso obbligatori nei centri commerciali, tutela delle botteghe storiche, possibilità per i piccoli negozi di accorparsi per sopravvivere, saldi più lunghi e orari no stop». Lo scrive Camilla Mozzetti sul Messaggero. «Sono alcune delle novità del testo unico del commercio la cui bozza è stata licenziata dall’assessorato regionale alle Attività produttive e ora è al vaglio delle associazioni di categoria. Il nuovo testo prevede tra l’altro una stretta sul commercio ambulante, il divieto di qualsiasi attività nelle zone di pregio e il riconoscimento ufficiale del temporary store – si legge nell’articolo – Dovrebbe portare un pò d’ordine, rimodulare le disposizioni per il commercio regionale, archiviare quelle norme ormai obsolete, che non rispondono più alle esigenze odierne, giacché elaborate nel lontano 1999. Si parla del nuovo Testo unico sul commercio, la cui bozza è stata finalmente licenziata dagli uffici dell’assessorato regionale alle Attività produttive. Un testo che le associazioni di categoria invocano da anni e che stanno ora studiando, per capire se le nuove disposizioni potranno sortire gli effetti desiderati. Il nuovo testo dovrebbe regolamentare moltissime voci: dal commercio in sede fissa a quello su aree pubbliche, dalle botteghe storiche alla somministrazione di alimenti e bevande. Per quest’ultimo aspetto la Regione ha demandato il compito di gestire la somministrazione ai vari Comuni, che potranno imporre limitazioni a tutela di cittadini e delle aree di pregio della città. Tuttavia, nella Capitale ancora si attende l’ordinanza anti-alcol che – slittata sabato scorso – entrerà in vigore nei quartieri della movida romana solo il prossimo weekend. Nel mezzo, poi, anche la controversa partita relativa alle svendite di stagione, che dovrebbero passare dalle attuali 6 alle 12 settimane e quella ancor più delicata sull’abusivismo commerciale, per cui i tecnici di via Rosa Raimondi Garibaldi, hanno scaricato l’emergenza sulle amministrazioni comunali, esimendosi dal proporre – nero su bianco – azioni concrete. Se da una parte il nuovo Testo unico prevede una stretta sul commercio itinerante, replicando le disposizioni previste nel decreto Artbonus e impedendo, quindi, il sorgere di attività commerciali fisse e ambulanti vicino ad aree di pregio storico-artistico, il panorama degli esercizi commerciali cambia radicalmente, articolandosi in tre diverse tipologie: esercizi di vicinato, medie strutture e centri commerciali. I negozi di prossimità saranno, secondo quanto previsto, quelle attività non superiori ai 400 metri quadrati, un limite di spazio che – in tempi di crisi economica – va a favore delle grandi catene di distribuzione più che alle attività a conduzione familiare. Per permettere comunque la sopravvivenza del commercio di piccolo cabotaggio, il Testo prevedrebbe una serie di agevolazioni, come la possibilità di accorpamenti tra più esercenti, purché il titolare resti uno solo e la grandezza non ecceda il nuovo vincolo. Ciononostante, a oggi i negozi di vicinato superiori ai 100 metri quadrati non riescono a sopravvivere, a meno che non siano negozi in franchising. Tant’è che solo nello scorso anno quelli costretti alla chiusura, sono stati 2.700, cui devono aggiungersi, poi, altre 700 piccole attività commerciali andate in fumo solo nel primo semestre del 2014. Per le medie strutture e i centri commerciali, invece, i vincoli oscillano tra i 400 e i 2.500 metri quadrati. La vera novità per queste strutture, e per quelle esistenti superiori ai 15 mila metri quadrati, è l’obbligo, dopo la morte del piccolo Francesco per un hotdog al ristorante dell’Ikea di Bufalotta, dell’attivazione di presidi sanitari di primo soccorso. Irrompe, poi, sulla scena il riconoscimento ufficiale del temporary store. Ben 90 giorni il periodo disponibile d’apertura per queste attività, purché inserite in occasione di grandi eventi come rassegne e fiere. Per quanto riguarda, invece, il capitolo »orari d’apertura«, l’articolo 12 del nuovo Testo lascia carta bianca, rafforzando le norme disposte nel decreto sulle liberalizzazioni. Gli orari di lavoro – si legge nel testo – sono rimessi alla libera determinazione degli esercenti. Sicché, sarà dunque possibile ipotizzare aperture continuative anche di 24 ore. E veniamo ora a uno dei punti più controversi del nuovo testo: la tutela dei negozi storici. La nuova norma prevede una serie di aiuti per preservare queste attività commerciali. Dagli sgravi fiscali alle campagne di marketing e pubblicità, non coperte, tuttavia, dai fondi amministrativi, ma realizzabili grazie all’utilizzo di una parte dei tributi che, proprio queste botteghe, devolvono ai comuni ogni anno. Il nuovo provvedimento impone, inoltre, per ottenere il riconoscimento di bottega storica, un periodo di attività di almeno 100 anni, che scende a 70 qualora la tipologia merceologica venduta sia rimasta la stessa fin dall’apertura. Finora il limite era di 50 anni e considerata la drammatica scomparsa, soprattutto nel Centro di Roma, di queste realtà, molti, più che un innalzamento, avrebbero preferito una riduzione. Nel 1991 i negozi storici di Roma superavano le 5mila unità. Oggi sono meno di 2mila. Dal 2003 al 2013, le attività artistico-tradizionali nel solo centro storico si sono ridotte del 37%, passando da 670 a 422».

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