Marino ripone l’accetta e taglia solo 445 milioni - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Marino ripone l’accetta e taglia solo 445 milioni

Il Piano di rientro finanziario del Campidoglio (da varare entro fine mese) prevede una modesta sforbiciata e una raffica di accorpamenti e privatizzazioni. Il sindaco esulta e promette di far risorgere la città giusto in tempo per le prossime elezioni. Però se per rifare la Panoramica (ancora chiusa) ci sono voluti più di 120 giorni, per rimettere in sesto il bilancio di Roma Capitale ci vorranno millenni. Tanto la nostra è la città Eterna (della pazienza)

via_panoramicaIl caso della rimessa in sicurezza della Panoramica – che collega Prati con Monte Mario – è paradigmatico di come viene gestita la città. Un po’ come capita, improvvisando alla giornata.
Era il lontano febbraio quando una bomba d’acqua (assolutamente non prevista né preventivata dai famosi omini del meteo capitolini), trasformò una delle poche strade di sbocco del quadrante Nord della Città in un cantiere infinito. Ebbene a più di 120 giorni di distanza la Panoramica reta ancora parzialmente chiusa (dalle 23 alle 7 è addirittura serrata con cancelli), i lavori di sbancamento e messa in sicurezza procedono con la lentezza e l’indolenza di chi se ne fraga di Roma e dei romani che dai tempi di Nerone sopportano quasi tutto. E’ dei giorni scorsi (il 16 giugno) l’arrivo nel cantiere infinito della trivellatrice per posare i pali di cemento armato e consentire di frenare la collinetta. I camion e le ruspe lavorano con la calma e l’indolenza tipica dei romani. Come se nulla fosse importante. Visto che il sindaco Ignazio Marino ha fatto per un anno fuoco e fiamme per rendere un po’ pedonabili i Fori Imperiali, c’è da domandarsi se voglia fare anche di questa direttrice di traffico un viottolo da mountain bike. Del resto sabato 14 – poche ore prima della bomba d’acqua (questa volta abbondantemente prevista) Marino si è dilettato nell’inaugurazione della nuova ciclabile Monte Mario – Balduina.
Inezie, pinzillacchere per una città che appare sempre più abbandonata. In aula Giulio Cesare, così come in giunta, è iniziata la discussione (l’ennesima, ma con un nuovo supertecnico al Bilancio), su come e dove tagliare, come racimolare risorse, spremere romani e imprese, turisti e avventori. Ce n’è per tutti, stiamo tranquilli.
Nei prossimi 3 anni i romani saranno sottoposti ad una cura da cavallo di tagli e tasse. Una sforbiciata, secondo le ottimistiche ipotesi formulate in Campidoglio, da ben 445 milioni di euro da spalmarsi in tre esercizi, giusto in tempo per presentarsi alle urne comunali. Peccato che Roma in 3 anni bruci qualcosa come 27 miliardi e quindi gli sbandierati 445 milioni di tagli appaiano come aspirina per un malato in coma (forse irreversibile). Il problema è semmai non tanto l’esiguità dei tagli quanto i (mancati) servizi che si affacciano per i romani a parità (se non ci saranno altri folli aumenti) di tassazione locale, visto che già siamo stabilmente sul podio nazionale per il prelievo locale non c’è bisogno di inseguire questo record.
Di spuntatina in spuntatina andiamo a vedere dove si taglierà: la spesa strutturale per società e enti partecipati dovrebbe passare da 229.390.795 a 220.846.618; quella per l’acquisto di beni e servizi da 1.608.632.644 a 1.304.844.928; la spesa per Ama scenderà da 718.040.862 a 624.695.550. Piccolo particolare: la ex Tarsu (la tassa sui rifiuti che quest’anno aumenterà), oggi declinata in Tares o Tari a seconda dei comuni, è previsto che aumenti, quindi il Campidoglio spenderà meno, ma i romani no.
Considerando che per il trasporto pubblico Marino intende spenderà di più (da 518.500.000 a 531.462.500) e sapendo che i risparmi taglieranno altri capitoli di bilancio ci dobbiamo mettere comodi e tranquilli aspettandoci non solo la prevista mazzata sulle addizionali comunali e regionali, ma anche un drastico ridimensionamenti dei servizi che il comune dovrebbe offrirci.
E ancora: il piano di rientro triennale – compreso dal Salva Roma e in trattativa con il ministero del tesoro – prevede un complessivo riordino delle tante società partecipate: fusioni, accorpamenti e liquidazioni. Insomma, grande è bello, ma i risparmi (anche solo ipotizzati) purtroppo non sono stati presentati con altrettanta dovizia di particolari (al centesimo).Ci dobbiamo accontentare solo della parola di Marino: <Possiamo gia’ dire che ridurremo di 15-20 il numero di partecipazioni a società, di risparmiare rivedendo i contratti di servizio, a partire dall’illuminazione pubblica>. A dire il vero questo del cambio delle lampadine (in capo ad Acea) è già un capitolo noto. Si dovrebbero risparmiare – in proiezione – qualche milione, sostituendo quelle vecchie con i Led. Peccato che la sostituzione sia inizialmente onerosa e per rientrare dell’investimento e risparmiare sulla bolletta serviranno anni, se non decenni. Se anche gli altri risparmi viaggeranno sulla stessa direttrice siamo nei guai.
Nel capitolo privatizzazioni rientra anche il piano di vendita delle unità immobiliari del Campidoglio. Sarebbe interessante conoscerne dettagliatamente l’elenco e incrociare l’assegnazione con la banca dati del personale (diretto o collaboratori) dell’amministrazione pubblica. Va bene lasciare a prezzo di favore la casa dove ha vissuto la stessa famiglia per generazioni, ma avallare in nome dei buchi di bilancio affari immobiliari a ex dipendenti, consulenti e politici di terzo piano proprio non è digeribile.
C’è da chiedersi se il piano di rientro di Roma Capitale non farà la stessa fine del ripristino della normale viabilità per la Panoramica. Interventi lenti e poco tempestivi. Marino a febbraio avrebbe fatto bene a piazzare una roulotte del Comune (meglio dei Vigili) nella carreggiata chiusa per controllarne quotidianamente la progressione dei lavori. Avrebbe potuto trasferire, fino alla riapertura, il suo faraonico ufficio capitolino a Monte Mario, almeno avrebbe dato un segnale ai romani, magari salutandoli e scusandosi per gli oltre 4 mesi di disagio quotidiano.
Un suggerimento: visto che la strada è chiusa e che Monte Mario (anche la parte non crollata) è una selva selvaggia, perché non mandare per una bella potatura straordinaria una squadra del Servizio Giardini? Oppure pensano di finire tranquillamente i lavori, inaugurare la riapertura e poi richiuderla per pulire aiuole e canali di scolo? La notte la strada è chiusa e anche un tosaerba non farebbe troppo rumore. Di residenti al curvone incriminato non ce ne sono, se non si vuole considerare tali anche gli abusi che vi fanno allegramente campeggio… Leonardo Giocoli

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