zingari e rom che fanno business dai cassonetti alle acciaierie | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Quella incredibile filiera (illegale) che va dai cassonetti alla acciaieria

Un business che si fa racket

20_01Un business che si fa racket. Un giro d’affari in cui c’è chi guadagna e chi perde, non solo dal punto di vista economico ma soprattutto ambientale. Quello della raccolta del ferro illegale, a Roma, è oramai un fenomeno che dovrebbe entrare di diritto nel panel del Prodotto interno lordo della Capitale. Alla voce introiti sottratti alle casse comunali, però. Secondo le stime, infatti, si parla di circa 14 milioni di euro che spariscono dai bilanci del Campidoglio. Perché circa un terzo dei materiali recuperati arriva dagli ambulanti. Che, in gran parte, sono cittadini di etnie rom e sinti. Sono loro a battere tutto il territorio, pronti a selezionare e rivendere. Sono loro i successori di quelli che un tempo si chiamavano “ferrovecchi”. Oggi gestiscono la filiera che va dal cassonetto all’acciaieria.

Perché è proprio dai luoghi in cui i romani lasciano i propri rifiuti indifferenziati, che inizia la caccia al ferro, all’acciaio e all’alluminio. Abbandonata la tecnica del mero rovistaggio, si passa alla selezione scientifica: nei carrelli dei supermercati, con cui girano molti ‘ricercatori’, trovano posto solo quegli oggetti che assicurano un guadagno per gli oltre 5mila abusivi del settore, a cui si affidano circa 500 artigiani capitolini, secondo i dati dei vigili coordinati da Di Maggio. I prezzi vanno dai 70 centesimi al chilo per l’acciaio ai 3,5 euro per il rame. Materiali che finiscono direttamente sui 1400 camioncini che girano all’interno del Gra. I guadagni? In media, tra i 250 e i 400 euro al giorno, secondo le stime dell’Associazione nazionale recuperatori metalli (Armet).

La giornata di donne e bambini, impiegati come forza lavoro per esaminare i rifiuti, inizia presto. Ed è sempre uguale a se stessa: si parte dal proprio insediamento o villaggio attrezzato e si perlustrano i quartieri vicini: tutte le strade di ogni municipio, senza dimenticare nessun cassonetto. Soprattutto quelli più nascosti. Dove, con maggior facilità, i romani possono infischiarsene della raccolta differenziata e abbandonare di tutto. Dai pc alle tv, che potrebbero e dovrebbero essere depositati nelle isole ecologiche dell’Ama. Invece finiscono nei cassonetti sotto casa. Dove arrivano i cittadini rom e provvedono stoccare il materiale: ottone, rame e alluminio vengono salvati; il resto lasciato per strada. Quando va bene. Perché molto spesso i materiali inutili per i nuovi ‘ferrovecchi’, e anche dannosi, finiscono nei roghi tossici dei campi e dei villaggi attrezzati.

Un esempio: nello spazio di Candoni, sulla Magliana, la polizia municipale ha sequestrato i terreni vicini, che nel frattempo erano stati adibiti a discarica di eternit e pneumatici. In totale 87 tonnellate di materiale altamente inquinante. Perché sui loro furgoncini, gli uomini della filiera raccolgono di tutto per 20 euro. Per i meccanici, carrozzieri e fabbri risparmi assicurati sui costi di smaltimento. Per l’ambiente, invece, il rischio è l’inquinamento senza controllo. Per i raccoglitori che si fanno rivenditori, il reato è di ricettazione: 5 mila euro di multa e sequestro del mezzo su cui viaggiano. Sanzioni che però non sono un problema.

La mancata tracciabilità dei materiali e di conseguenza dei guadagni, dà forza a un mondo sommerso che ha discrete capacità economiche per far fronte a quelli che, per loro, sono solo inconvenienti del mestiere. Che prevede anche dei ‘sopralluoghi’ in notturna nei centri Ama, come succede a Corviale e Cinecittà. L’obiettivo è recuperare elettrodomestici di ogni tipo: dalle lavatrici ai frigoriferi. In totale sono oltre 37 mila chilogrammi di materiale ferroso recuperati in meno di 2 anni e 17 ettari di terreno sottoposti a sequestro, perché trasformati in discariche abusive. Ma altri dati per capire l’entità del fenomeno sono quelli relative alle denunce: se nel 2012 erano solo 7, nel 2013 salgono a 43, mentre raddoppiano nei primi 6 mesi di quest’anno. Numeri che mostrano un sistema strutturato e ben organizzato. Con i rom che, di fatto, gestiscono una quota importante di rifiuti. In parte riciclati, mentre il resto contribuisce ad inquinare ancora di più l’ambiente e l’economia della città.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login