Valle del Sacco, inquinamento fuori controllo. Violate due direttive comunitarie
I paletti imposti dall’Unione europea sono superati. Il livello di inquinamento della Valle del Sacco viola la direttiva comunitaria dello scorso anno. Lo certificano i dati dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa). Così come nell’alimentazione degli animali sono presenti delle sostanze vietate dall’Ue. Irregolarità che sono finite nella denuncia dei Radicali, che hanno presentato un esposto alla Commissione. L’esaclorocloesano (Hch) e i suoi isomeri (beta e gamma), al di là dei tecnicismi, sono delle sostanze pericolose: secondo diversi studi, dopo lunghe esposizioni, possono comportare problemi al sistema nervoso e non solo. Secondo altre analisi epidemiologiche il rischio tumore si moltiplica.
La storia di questa nuova ‘terra dei veleni’, tra Roma e Frosinone, inizia nel 2005. Solo allora tutti si accorgono che le acque dei fiumi hanno un colore ‘strano’, schiumano. Solo dopo più di un secolo si capiscono, e si toccano con mano, gli effetti della produzione industriale spinta. Fabbriche farmaceutiche e belliche che, con i loro sversamenti, hanno contribuito in modo determinante ad avvelenare la valle. Bisogna muoversi. E si deve fare in fretta, dicono allora gli amministratori. La soluzione per la bonifica arriva attraverso il Pianto per la tutela regionale (Ptar) che individua 39 bacini idrografici: tutti da bollino rosso. Una zona da oltre 150 mila ettari, la seconda più grande del Lazio per estensione, dove non si può più coltivare o allevare. La situazione più compromessa, ‘grazie’ agli scarichi urbani e industriali, è proprio quella del fiume Sacco.
L’obiettivo di bonificare le acque è per il 2015. Una data lontana nel tempo, che dovrebbe permettere di riportare la situazione nel perimetro della legalità. Eppure i dati dell’Arpa dicono il contrario: i parametri di β Hch supera, e di molto, i limiti imposti da Bruxelles con la direttiva 39/2013. Su 100 zone sottoposte a rilevamento circa un terzo, 36, superano il tetto di 0,02 individuato dall’Ue. Nessuna area è esclusa: Valmontone, Ceccano, Ferentino, Anagni, Segni, Falvaterra. Tutti hanno la loro dose quotidiana di inquinamento. Dati che portano la zona a essere definita ‘pessima-scadente’ per la qualità delle acque, secondo la scala europea. La strada è obbligata: bonifiche per tutti. Tradotto: nuovi impianti per Comuni con oltre 7 mila abitanti. I tempi per le bonifiche li dettano le normative comunitarie.
Tutto sulla carta, però, a guardare i dati dell’Agenzia regionale. La prima fase, infatti, era da chiudere entro il 2008, per raggiungere il gradino ‘sufficiente’ di qualità. Per gli Ato 2 e 5, l’Ambito territoriale ottimale che ricade nella zona, arriva una pioggia di finanziamenti che supera i 100 milioni di euro. Depuratori in funzione, però, non se ne vedono. Succede ad Anagni, la città di Batman-Fiorito, l’ex capogruppo regionale del Pdl condannato per peculato. In quell’area l’impianto è stato realizzato, ma non è ancora entrato in funzione nonostante un finanziamento di oltre 13 milioni, di cui 9 per la depurazione dell’area industriale. Tra il 2005 e il 2010 situazione ‘pessima’ per il Fosso di Savo a Valmontone. Gli fa compagnia quel tratto di fiume Sacco che attraversa Falvaterra (Frosinone), dove fino a 4 anni fa solo un parametro su 5 era accettabile. Stesso discorso per Ceccano.
I soldi sono stati spesi e l’obiettivo della qualità buona è ancora lontano, anche se la scadenza (2015) si avvicina. Senza dimenticare il rapporto di sorveglianza, realizzato a giugno 2013 dal dipartimento di Epidemiologia e prevenzione del Lazio, non lascia sereni. “In questa indagine – è scritto nelle conclusioni dello studio – sono stati messi in evidenza i livelli significativi di Beta-Hch (sostanza organica derivante da rifiuti tossici) in una popolazione esposta a tale inquinante. In particolare si osservano perturbazioni della funzionalità renale e una chiara associazione con alterazioni cognitive”. Una situazione d’emergenza che, denunciano gli abitanti, ha messo in ginocchio un’intera zona a vocazione agricola.
I residenti non si danno per vinti e organizzano un comitato, formato da 7 gruppi di lavoro, che ha studiato le condizioni della propria terra ed elaborato una proposta di legge di iniziativa popolare (lip) da sottoporre alla Regione guidata dal governatore Nicola Zingaretti. La lip elabora un piano strategico di tutela, valorizzazione e sviluppo della Valle. Tre le linee guida: recupero attraverso la bonifica, green economy e difesa dei centri storici. “Per fermare il declino”, spiegano i membri del coordinamento. E rispettare i parametri imposti dall’Europa. Quelli che sono stati aggirati per anni. E che hanno portato alla denuncia dei Radicali.
Giovanni Santoro
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