Salva Roma, via libera al piano di rientro | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Salva Roma, via libera dal governo al piano di rientro: 240 milioni per il tpl

Il dossier per riportare in ordine i conti ha ottenuto il sì di palazzo Chigi e porta con sé altre risorse per la Capitale

campidoglio2Palazzo Chigi ‘promuovè il piano di rientro del Campidoglio, previsto dal decreto ‘Salva Romà. È arrivato oggi il parere favorevole del governo al documento ‘risanacontì. E ora può iniziare la ‘curà del sindaco-chirurgo Ignazio Marino contro un disequilibrio strutturale di 550 milioni di euro nelle casse di Palazzo Senatorio: pronta una drastica spending review da 440 milioni e il riordino delle partecipate, con 25 società pronte ad essere liquidate. È soddisfatto il sindaco di Roma oggi all’uscita da Palazzo Chigi: «Sono orgoglioso del lavoro fatto – dice Marino – Oggi abbiamo avuto la soddisfazione di una piena approvazione, di un parere positivo e favorevole al piano di rientro sia dal Mef che dalla presidenza del Consiglio». Ed aggiunge: «Entro il 20 settembre dovranno essere definiti i tre elementi centrali del piano di rientro che non dipendono dal Campidoglio: il finanziamento del Tpl, l’allentamento del patto di stabilità (si pensa ad almeno 150 milioni di euro ndr.) e il riconoscimento delle risorse a Roma in quanto Capitale». Sembra così sciogliersi uno degli ultimi nodi venuti al pettine, ovvero il trasferimento di risorse per il tpl dalla Regione Lazio. Nei giorni scorsi Marino aveva annunciato l’impossibilità da parte del governatore del Lazio Nicola Zingaretti di dare ulteriori risorse al Campidoglio. Ma oggi il governo ha scritto nero su bianco che Roma dovrà avere per il tpl 240 milioni di euro l’anno. E dalla Regione Lazio arriva nel pomeriggio l’annuncio che 40 milioni di euro si andranno ad aggiungere, dal 2015, ai 140 previsti e già stanziati per il 2014 – lo stanziamento annuale nel 2015 raggiungerà quindi i 180 milioni di euro. Cifra comunque non in linea con l’obiettivo condiviso scritto nel verbale del tavolo interistituzionale. Nel ‘dossier Atac’ del piano di rientro l’assessore capitolino ai Trasporti Guido Improta aveva elaborato una tabella-simulazione per i fondi Tpl: altri 160 milioni di euro sarebbero dovuti arrivare quest’anno da via Cristoforo Colombo, nel 2015 280 milioni di euro per poi passare a 260 milioni nel 2016 – e arrivare a regime nel 2017 con 240 milioni di trasferimenti. «Entro il 20 settembre queste somme devono essere definite – chiosa Marino – Oggi nel verbale scritto a Palazzo Chigi è stata indicata la somma di 110 milioni di euro per gli extracosti. Per quanto riguarda il trasferimento di risorse per il trasporto pubblico locale è stata confermata la somma indicata dagli assessori Scozzese e Improta nel piano di rientro: noi riteniamo che a regime ci deve essere un finanziamento minimo di 240 milioni di euro». Nel caso la Regione Lazio non fosse in grado di trasferire ulteriori risorse, si dovrà «valutare a livello governativo – precisa il sindaco – una diversa normativa per la ripartizione dei fondi per il trasporto pubblico nazionale considerato il ruolo di Capitale della Repubblica che ha Roma». Nel frattempo, in attesa della nuova deadline del 20 settembre, «il piano può iniziare ad avere attuazione» dice il sottosegretario all’Economia Giovanni Legnini che annuncia l’attivazione di una «struttura tecnica di monitoraggio che opererà in seno al tavolo interistituzionale per accompagnare l’attuazione del piano di rientro al fine di centrare l’obiettivo del definitivo risanamento finanziario». Ma il via libera ‘istituzionalè, che renderà il documento operativo a tutti gli effetti, arriverà a settembre con un decreto del Presidente del consiglio dei ministri. Intanto la spending review è pronta a scattare: dai fitti passivi (obiettivo -20%) alle utenze telefoniche, dall’energia elettrica per gli uffici (previsto un risparmio di 7 milioni di euro) all’illuminazione pubblica (si punta a ridurre la spesa di 1,8 milioni di euro), dal noleggio e carburante per le auto di servizio (tagli del 64% e una spesa che passa da 2,4 milioni a 850mila euro) ai software fino alle consulenze.

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