La camorra gestiva il racket degli abiti usati, l'inchiesta dell'Antimafia | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il racket degli abiti usati: l’ombra della camorra su Ama

punto_raccoltaE’ il racket degli stracci. Uno degli affari meno noti della criminalità organizzata, che fa soldi anche con gli abiti usati. Ne è convinta la direzione antimafia di Roma, che ha aperto un’inchiesta per far luce su quanto accade alle aziende che per conto di Ama si occupano della raccolta e commercializzazione dei vecchi abiti lasciati nei cassonetti gialli. Intimidazioni, aggressioni, incendi: qualcosa non va e gli investigatori accendono i riflettori su una vicenda sconosciuta ai più. Inizia tutto a Latina, dove a giugno in 4 sono stati arrestati (tra i quali 2 erano ex collaboratori di giustizia). Raccoglievano i vestiti e li portavano in un centro di smistamento a Prato per trasformare gli indumenti usati in merce da far fruttare. Il controllo però fa scattare gelosie, ci scappa il morto. E un imprenditore di Cisterna di Latina inizia a parlare con i carabinieri. Spiegò che la cooperativa che si presentava da lui era legata a Pietro Cozzolino, pregiudicato di Ercolano, che insieme al fratello è accusato anche di aver corrotto diversi poliziotti. Poi la trappola con la solita scusa dei soldi da consegnare e l’arresto. Le indagini portano a un giro più ampio, con alcuni esponenti di clan pronti non solo a gestire gli stracci ma a mettere piede in Ama per ottenere appalti.

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