Frida Kahlo, record di presenze a Roma: in 300 mila per l'artista messicana | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Frida Kahlo tra le mostre dell’anno: 300mila presenze a Roma. Poi tocca a Genova

Autoritratto dell'artista messicana

Autoritratto dell’artista messicana

Mentre a Roma, alle Scuderie del Quirinale, a 10 giorni dalla chiusura, la mostra su Frida Kahlo ha superato le 300 mila presenze per una media giornaliera di oltre 2.000 visitatori e si prepara alla maratona finale (dal 25 al 31 agosto sarà aperta dalle 10 alle 23, venerdì 29 e sabato 30 fino alle 24), Genova accoglierà la seconda tappa di questo evento con una rassegna che, per la prima volta in Italia, affiancherà ai capolavori dell’artista messicana, divenuta nei decenni un’icona di modernità, i dipinti del marito Diego Rivera. A Palazzo Ducale dal 20 settembre all’8 febbraio saranno esposte circa 130 opere che ne racconteranno (anche attraverso un ricco apparato documentario e fotografico) l’unione artistica e sentimentale burrascosa e totalizzante, scandalosa e distruttiva, ma segno distintivo delle rispettive produzioni. Intimo e surreale lo sguardo di Frida, intento a dare voce al proprio dolore esistenziale, monumentale ed epico quello di Diego, impegnato a testimoniare la rivoluzione del suo popolo, i due artisti si mossero sempre su binari paralleli di arte e vita, influenzandosi, odiandosi, condividendo amanti (Tina Modotti) ed esperienze artistiche internazionali (Stati Uniti, Europa). Se infatti la mostra romana ha indagato l’opera della Kahlo nel contesto delle avanguardie internazionali del suo tempo, l’esposizione di Palazzo Ducale, curata da Helga Prignitz-Poda, insieme con Christina Kahlo (pronipote di Frida) e Juan Coronel Rivera (nipote di Diego), raccontando i legami segreti che unirono i due artisti nel doppio legame arte-vita, offre la visione che l’una ebbe dell’altro. «Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l’altro fu Diego», sosteneva Frida che conobbe il futuro marito nel 1922 sotto i ponteggi della Scuola nazionale preparatoria. Lui era il pittore più famoso del Messico rivoluzionario, chiamato a dipingere un murale nell’anfiteatro dell’istituto, lei una ragazza irriverente, già molto segnata dalla vita. Fu l’inizio di un amore lungo e tormentato (si sposarono dopo 7 anni), costellato di tradimenti e colpi di scena, oltre che di pistola, destinato ad entrare nella leggenda. Ma nonostante la loro turbolenta relazione e i ripetuti tradimenti reciproci, nessuno dei due riusciva a concepire la propria esistenza senza l’altro. Le 76 opere di Frida, le 60 di Diego Rivera e gli oltre 80 scatti di fotografi come Nickolas Muray, Manuel e Lola Alvarez Bravo, Florence Arquin e Leo Matiz testimoniano quanto la loro unione sia riuscita comunque a superare le consuetudini. Frida e Diego portarono nel loro rapporto e nella loro espressione dell’arte le personalissime esperienze di vita. Ecco quindi che di Frida verranno esposti dipinti (e in particolare i celeberrimi autoritratti) su olio, masonite, alluminio come ‘Diego in my mind’, ‘Self-portrait wearing a Velvet Dress’ o ‘Diego and Ì o ancora ‘Self Portrait in a sun flower’, intriso di disperazione e dipinto pochi giorni prima di morire. Ma anche disegni e il corsetto di gesso sul quale Frida dipinge la falce e il martello comunista sopra il feto del proprio doloroso aborto. Di Diego saranno presentati in larga parte dipinti su olio (in particolare i grandi ritratti) nei quali eccelleva, come ‘Portrait Dama Oaxaquenà, ‘Portrait of Natasha Gelman’, ‘Calla lilly vendors’ o ‘Nudò, una litografia in cui ritrae il corpo perfetto della giovane moglie assonnata, con indosso solo le scarpe e le calze, seduta sul letto in una posa sensuale. Esposto anche (e per la prima volta) il taccuino del viaggio in Italia, compiuto nel 1907, quando una borsa di studio lo portò in Europa (dove conobbe l’arte del secondo ‘800 e le avanguardie, che assorbì come una spugna). In mostra anche la ricostruzione del primo ritratto ‘In the Arsenal’, il famoso murale che nel 1928, prima ancora di sposare Frida, Diego dipinse nel cortile interno del ministero della Pubblica Istruzione. L’immagine rivela tutta l’ammirazione del pittore, che affida alla donna amata un compito importante nel risveglio della nazione. La ritrae infatti con una camicia rossa decorata con la stella a cinque punte, simbolo del comunismo, mentre distribuisce le armi ai combattenti, figura centrale del murale con cui si apre la grande ballata sulla rivoluzione. Rivera riusciva a dare voce ai problemi contemporanei rimanendo nella memoria collettiva del paese. E finchè i fatti che rappresentava furono in linea con i compiti della società, rimase il più importante dei due. Attraverso le sue visioni provenienti dal mito, Frida parlava invece ai sentimenti universali dell’uomo: la compassione, l’empatia, il desiderio di amore. Nella sua solitudine, lei è ancora oggi interprete indiscussa del sentire umano (specie dell’universo femminile) tanto da diventare (e restare), non solo in Messico, un’icona di arte e di vita amatissima e seguita in tutto il mondo.

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