Uccide la colf, poi si scaglia contro la polizia che spara: morto presunto killer | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Omicidio all’Eur, un tentativo di stupro fallito e decapita la colf. La polizia spara e uccide il killer in tuta mimetica

Domenica di sangue in una villetta a Roma, dove è stata uccisa una donna ucraina. L'assassino era ospite nella casa, i proprietari erano assenti

POLIZIAUna tranquilla domenica di sangue nella Capitale. Non è il titolo di un film dell’orrore. Ma quello che accade in una villetta all’Eur. Una telefonata alla polizia, le grida che si sentono dall’esterno. E gli agenti che entrano nella casa e si trovano davanti a una scena da film dell’orrore. Una scia di sangue, che porta dritta a un uomo. Indossa una tuta paramilitare, ha in mano un coltello insanguinato. Si lancia contro gli agenti che fanno fuoco. Lui cade a terra e gli uomini delle forze dell’ordine che seguono la pista rossa e si trovano di fronte una donna decapitata.

Teatro un’abitazione in via Birmania, immersa nel verde di uno dei quartieri residenziali della Roma bene. Inizia tutto intorno alle 11 di questa mattina. A chiamare il 113 sono alcuni vicini che hanno sentito le urla provenire dal seminterrato. La corsa con le sirene spiegate e l’intervento dei vigili del fuoco per aprire l’ingresso dell’edificio, chiuso a chiave. A terra il cadavere della donna, Oksana Martseniuk, ucraina di 38 anni, che in quella casa lavorava come colf. Il presunto killer era ancora in preda al raptus: machete in mano, indossava una mimetica e aveva una maschera sul viso. Ha capito di essere accerchiato e per difendersi ha attaccato scagliandosi contro i poliziotti. Poi i colpi di arma da fuoco e l’uomo che cade a terra, centrato al cuore. Che smetterà di battere poco dopo l’arrivo all’ospedale Sant’Eugenio.

Era un amico dei proprietari della villetta: Federico Leonelli, 35 anni e figlio di un alto funzionario delle forze dell’ordine, che in quella casa era ospite da un paio di mesi. Quando la famiglia è partita per le vacanze, lui è rimasto a casa. Gli uomini della squadra mobile di Roma stanno ora completando la perquisizione nella speranza di trovare elementi che possano far capire il perché del gesto. Tra lui e la donna uccisa non ci sarebbe stato alcun rapporto, né ci sarebbero state da parte della vittima denunce per stalking o minacce. Ma sembrerebbe che alla base del raptus ci sia un tentativo di violenza sessuale.

Secondo gli investigatori, dopo averla uccisa voleva farla a pezzi e nascondere il cadavere.  La prima ricostruzione sulla dinamica dell’omicidio parte dalle diverse scie di sangue: l’ipotesi principale è che il corpo sia stato trascinato all’interno della casa per essere sezionato e poi occultato. Nessuna certezza anche sui colpi dei poliziotti che hanno colpito il presunto omicida. Uno però l’avrebbe colpito al cuore. Lionelli era anche riuscito a salire sulla sua auto, una Chevrolet Crueze grigia, quando è stato raggiunto dai colpi di arma da fuoco.

Scossi, ma mantengono il riserbo i vicini. «Ho sentito la voce di una donna che strillava. Ho avvisato subito il padrone di casa che ha dato l’allarme alla polizia», spiega uno dei domestici della villa accanto alla casa dell’orrore. «Questa mattina intorno alle nove abbiamo sentito un forte rumore – racconta – e così siamo usciti di casa per controllare la situazione. All’arrivo della polizia abbiamo messo a disposizione una scala per poter scavalcare il cancello della villa da dove erano partite le urla». Ma c’è anche chi preferisce non commentare: «Io stavo dormendo», dice un altro. Come a dire: non ho sentito, non ho visto, quindi non è successo. Invece è tutto vero.

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