Omicidio Fanella: la polizia ferma due persone. Nel commando anche un ex Nar | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Omicidio Fanella: la polizia ferma due persone. Nel commando anche un ex Nar

La vittima era il cassiere di Mokbel. Tra i possibili obiettivi dei killer il tesorò della truffa Telecom-Sparkle

fanellaUn commando di estremisti di destra di generazioni diverse, pasticcione ma letale. Per l’omicidio di Silvio Fanella, cassiere della Banda Mokbel freddato a Roma il 3 luglio mentre tentavano di rapirlo, un ex terrorista dei Nar di 60 anni e un altro ‘cameratà ultracinquantenne hanno raggiunto in carcere il 29/enne Giovanni Ceniti. Che i complici lasciarono ferito a terra quel giorno alla Camilluccia. La squadra mobile della capitale ha catturato Egidio Giuliani, classe 1955, un passato lontano nello spontaneismo armato dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) di Giusva Fioravanti, e Giuseppe Larosa, 53 anni, passato dalle prigioni per sequestro a scopo di estorsione, rapina e armi. I due sono accomunati dalla cooperativa per ex detenuti Multidea a Novara, fondata da Giuliani. Sarebbero venuti come Ceniti in treno a Roma per sequestrare Fanella e fargli rivelare il nascondiglio di diamanti e contanti per milioni di euro frutto della megatruffa a Fastweb e Telecom Sparkle compiuta dal gruppo di Gennaro Mokbel. Ma le cose andarono storte, la mattina del 3 luglio: a casa del broker ci fu una sparatoria, Fanella morì e Ceniti, ferito, fu arrestato. Giuliani e Larosa sono stati individuati grazie alle impronte digitali lasciate nell’appartamento alla Camilluccia – dove i tre andarono travestiti da finanzieri – e ai filmati video delle telecamere delle stazioni attraversate da Novara a Roma. Dove Giuliani e Ceniti arrivarono una settimana prima del delitto. Inoltre la scheda Tim trovata addosso a Ceniti: dagli accertamenti sull’utenza telefonica sono stati ricostruiti i contatti con i telefoni dei due complici. Infine i testimoni che hanno visto i due fuggire su una Fiat Croma guidata da Giuliani. Quest’ultimo è stato pedinato e bloccato a Roma, nel centrale quartiere Prati. Larosa invece a Novara, il suo fermo è stato convalidato. L’udienza per Giuliani domani a Regina Coeli. I pm scrivono nell’ordinanza di fermo che il trio di estrema destra poteva contare a Roma su contatti «anche di natura criminale, ben più estesi rispetto alla cerchia degli autori del reato, per un aiuto logistico ed economico per garantire la fuga di entrambi». Di qui la caccia ai mandanti e ai fiancheggiatori che prosegue. Gli ideatori del sequestro di Fanella – già oggetto di un precedente progetto di rapimento, non collegato con questo – volevano che rivelasse dove teneva il tesoro della truffa alle società di comunicazioni, un raggiro monstre da 2 miliardi di euro. Per il quale il finanziere ‘nerò Mokbel e dei suoi complici sono stati condannati. Ma il forziere non è mai stato aperto del tutto, neanche dopo la morte di Fanella e la scoperta di diamanti e contanti per milioni in una sua casa nel Frusinate. Resta da capire cosa abbia spinto un ex estremista di destra come Giuliani a tornare in ballo per rapire e far parlare un broker. Personaggio non secondario della scena romana negli anni ’70-’80, originario di Sora (ancora il Frusinate), Giuliani è stato in carcere con Pierluigi Concutelli, il killer del giudice Vittorio Occorsio. Aveva fondato la coop Multidea per recuperare ex carcerati di estrema destra e imbarcato Larosa. Poi all’inizio di quest’estate i due sono venuti a Roma, si sono uniti al giovane Ceniti – un passato recente in CasaPound in Piemonte – e assieme hanno trasformato un sequestro in omicidio eccellente.

Ma il commando proviene da quell’area: l’estrema destra, che voleva mettere le mani sul ‘tesorò custodito da Silvio Fanella. E attorno una ‘galassia nerà crocevia di politica, affari, criminalità e sangue. C’era un ex componente dei Nuclei Armati Rivoluzionari a capo della banda di finti finanzieri che la mattina del 3 luglio ha fatto irruzione nell’appartamento alla Camilluccia del broker ritenuto il ‘cassiere di Mokbel’ e, durante un tentativo di sequestro, lo ha ucciso. Il suo un nome non indifferente agli addetti ai lavori, Egidio Giuliani, 59enne originario del frusinate, finito in carcere negli anni ’80 per banda armata, rapina e lesioni personali. Alcuni testimoni lo hanno indicato come l’uomo che dopo l’omicidio si è messo al volante della Fiat Croma in fuga. Da quel giorno è sparito nel nulla, facendo perdere le sue tracce, anche a parenti e amici. È stato bloccato dagli agenti della Squadra Mobile a Roma, nei pressi di piazzale Clodio, mentre camminava in strada. A quanto accertato, era tornato nella Capitale da qualche giorno e soggiornava in un B&B con documenti falsi. Per gli investigatori probabilmente stava pianificando una fuga all’estero. Ex compagno di cella del killer Pierluigi Concutelli, (condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio) e accusato di voler ricostruire gruppi eversivi di destra negli anni ’90, Giuliani avrebbe avuto in passato collegamenti anche con la banda della Magliana. Di Giuliani si racconta che abbia sfregiato nel penitenziario di Novara Franco Freda, neonazista veneto coinvolto nelle inchieste sulla strage di Piazza Fontana a Milano nel 1969. Da 20 anni Giuliani non aveva più dato notizie di sè. Uscito dal carcere, si era trasferito da tempo a Novara dove ha fondato con altri soci la cooperativa Multidea che si occupa del recupero e inserimento lavorativo di ex detenuti. Ed è proprio attorno a questa realtà che avrebbe stretto rapporti con i due complici: Giovanni Battista Ceniti e Giuseppe Larosa, che frequentavano la cooperativa. In particolare quest’ultimo, pregiudicato ed ex detenuto per sequestro di persona a scopo di estorsione e rapina, è stato redattore della rivista «La Gazza Ladra» prodotta dalla Multidea nell’ottica di rieducare gli ex carcerati. Da oggi in carcere ci sono tornati tutti.

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