Baby squillo, Gip: "Un quadro di indifferenza e cinismo" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Baby squillo, Gip: “Un quadro di indifferenza e cinismo”

baby-squilloUn quadro «desolante di superficialità e cinismo che accomuna organizzatori e clienti». È il giudizio che il gup Costantino de Robbio ha della vicenda delle due prostitute minorenni dei Parioli a Roma. Nelle novanta pagine con cui il giudice motiva le condanne inflitte in primo grado ad otto persone, tra cui l’ideatore del giro di prostituzione, Mirko Ieni (dieci anni di reclusione) e la mamma di una delle due ragazzine (sei anni), viene ricostruita la squallida vicenda. E soprattutto viene sottolineato il «cinismo e l’indifferenza» che circondavano le due ragazzine. Nel provvedimento il giudice scrive che le due minorenni, all’epoca dei fatti di 15 e 14 anni, si sono lasciate «coinvolgere nel meretricio senza alcuna remora, avendo di mira solo la prospettiva di guadagni facili». Il gup parla di «micidiale incrocio di vulnerabilità ed assenza di valori» e di «incredibile indifferenza mostrata dalle persone a cui erano naturalmente ed istituzionalmente affidate». Sia organizzatori del giro che clienti erano consapevoli nell’«intento di approfittare per il proprio tornaconto – scrive il giudice – sia esso economico o di soddisfacimento della libido sessuale». Dall’attività di indagine è emerso che «in nessuna delle numerosissime conversazioni degli imputati – scrive il gup – emerge alcuna preoccupazione o scrupolo in relazione alla scelta di indurre alla prostituzione le ragazzine da poco uscite dalle scuole medie». Nel provvedimento viene ricordata la «genesi» della vicenda. La scelta delle due ragazzine di cercare «un lavoretto adatto alla nostra età, tipo la dog sitter. Una stupidaggine per passare le vacanze insieme, perchè volevamo andare a Ponza». Quindi la scelta di lasciare un annuncio su un sito internet a cui risponde Nunzio Pizzacalla, militare dell’esercito, condannato a 7 anni, che le «inizia» all’attività di prostituzione. Nelle motivazioni si fa riferimento anche al ruolo della madre di una delle due ragazzine affermando che la sua unica preoccupazione erano gli introiti tanto da ritenere «prioritario l’impegno di prostituzione rispetto a quello dello studio». La mamma della giovanissima avrebbe avuto 150-200 euro al giorno dall’attività di prostituzione della figlia«. Denaro, sottolineano i giudici, sul quale la donna sceglie »di non farsi domande sulla provenienza«. »La discesa della quattordicenne nel mondo della prostituzione -osservano i giudici- non è avvenuta all’insaputa della madre ma anzi è stata incoraggiata per fini economici poichè sui proventi dei rapporti sessuali della figlia la madre faceva affidamento tanto da allarmarsi per al sospensione degli introiti«.

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