Omicidio Fanella, l'ex Nar non risponde ai giudici: resta in carcere Giuliani | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Omicidio Fanella, l’ex Nar non risponde ai giudici: resta in carcere Giuliani. Caccia ai mandanti

fanellaIn molti volevano il tesoro della banda Mokbel. Quei milioni in diamanti, contanti e orologi sfuggiti alla magistratura dopo il processo e le condanne per la megatruffa a Fastweb e Telecom Sparkle facevano gola negli ambienti criminali romani. E quindi sono diversi i possibili mandanti del sequestro del cassiere del gruppo Silvio Fanella, degenerato poi in omicidio il 3 luglio nella sua casa alla Camilluccia, zona nord ‘benè. È quanto pensano gli investigatori che indagano sul delitto e che ieri hanno segnato un punto importante con l’arresto dei due altri presunti componenti del commando criminale. Il fermo di Egidio Giuliani è stato convalidato oggi dal Gip dopo l’udienza nel carcere di Regina Coeli: l’ex militante del gruppo terrorista neofascista Nuclei armati rivoluzionari (Nar) si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo avvocato Gianluca Arrighi lo descrive «calmo e pacato, nonostante con l’accusa di omicidio e i suoi precedenti rischi l’ergastolo». Giuliani ha 59 anni. Il legale si è riservato di studiare l’ordinanza di arresto per valutare un ricorso al Tribunale del Riesame. L’altro presunto killer di Fanella, Giuseppe La Rosa, 53 anni, è in carcere a Novara, sede della cooperativa per ex detenuti fondata da Giuliani, città dal quale il terzetto si sarebbe mosso in tempi diversi. Il terzo uomo accusato della morte di Fanella è Giovanni Battista Ceniti, 29 anni, ex militante CasaPound tra Liguria e Piemonte, ferito e arrestato il giorno della sparatoria e ora in ospedale in carcere. Gli investigatori sono alla ricerca di mandanti, fiancheggiatori e complici dei tre estremisti di destra, quelli che gli hanno fornito supporto a Roma. Figure non ancora individuate, ma indicate nel decreto di fermo. «Ci vorranno altri mesi di lavoro per chiudere il cerchio», spiegano in procura. Nelle indagini è emerso «un contatto con ambienti, anche di natura criminale, ben più estesi rispetto alla cerchia degli autori del reato, peraltro non tutti raggiunti da provvedimenti restrittivi». Molti volevano il tesoro del gruppo del faccendiere ‘nerò Gennaro Mokbel, condannato per la truffa da due miliardi di euro alle società di Tlc. Il bottino poi ritrovato in una casa di Fanella a Pofi, nel Frusinate, nelle ore successive al suo omicidio. Un giallo che ha in Egidio Giuliani uno dei protagonisti. Accusato di concorso in tentato sequestro e omicidio volontario, non si sa bene cosa abbia fatto negli ultimi anni il sessantenne che negli anni ’70-’80 era nei Nar di Giusva Fioravanti. «Ha precedenti per rapine, furti e altri reati contro il patrimonio, ma l’ultimo è del ’91 – dice l’avvocato Arrighi -. Poi ha lavorato come tecnico informatico e ha detto di essere stato in cassa integrazione. Improvvisamente, dopo vent’anni, ricompare in mezzo a un gravissimo fatto di cronaca. Un delitto con qualcosa di molto grosso e di molto misterioso dietro».

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